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Martina Patti, la mamma che uccise la piccola Elena Del Pozzo, è stata condannata a 30 anni di carcere

12 Luglio 2024 - 17:37 Redazione
Nel corso delle indagini emersero le immagini del circuito di videosorveglianza dell'asilo che mostrano la piccola correre incontro felice alla mamma poche ore prima dell'omicidio

La prima Corte d’assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, ha condannato a 30 anni di reclusione Martina Patti, la 25enne rea confessa dell’omicidio della figlia Elena Del Pozzo, di quasi 5 anni, uccisa con nel giugno 2022 e seppellita in un campo vicino casa, a Mascalucia. La sentenza segue le richieste dell’accusa, guidata dal procuratore aggiunto Fabio Scavone e la sostituta Assunta Musella, che avevano sollecitato il riconoscimento delle attenuanti generiche, in considerazione della confessione e della collaborazione dell’imputata, della sua giovane età, equivalenti alle aggravanti contestate. Patti, presente in aula al momento della lettura della sentenza, è stata condannata per omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. Al processo i nonni paterni della piccola e il padre si sono costituiti parte civile. Per la donna, seguita dai penalisti Gabriele Celesti e Tommaso Tamburino, la difesa aveva chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e di volere e in subordine il riconoscimento delle attenuanti generiche e l’esclusione dell’aggravante della premeditazione.

Il prelievo della piccola all’asilo, l’omicidio e il finto sequestro

Il caso di Mascalucia finì su tutti i giornali proprio per le modalità con cui la madre nascose il delitto simulando un finto rapimento della bambina. Nel caso, seguito dai Carabinieri del comando provinciale di Catania, la giovane ha ucciso la piccola nel luogo del ritrovamento, un campo abbandonato vicino casa e poi avrebbe simulato il sequestro della piccola, all’uscita dall’asilo. Patti ha confessato l’omicidio ma non ha mai spiegato il perché. La sera prima di esser uccisa la piccola Elena aveva dormito dai nonni. La mattina dopo la zia l’accompagnò all’asilo e la madre andò a riprenderla per portarla a casa. Successivamente la donna uscì con la piccola in auto, per creare un diversivo, ritornando poi nell’abitazione. In quel breve lasso di tempo Patti uccise sua figlia, in un campo vicino casa, nascondendone il corpo in cinque sacchi di plastica nera e provando a seppellirlo parzialmente. Poi la 25enne avvisò al telefono del falso sequestro sia i suoi genitori che il padre della piccola, l’ex compagno Alessandro Del Pozzo, denunciando la scomparsa della bambina dai carabinieri. La donna, nella denuncia, raccontò che tre persone armate avevano preso la piccola mentre era con lei in auto a Piano di Tremestieri, dove la bambina frequentava l’asilo. Il sequestro, secondo la denuncia, è «conseguenza del comportamento dell’ex compagno (Alessandro Del Pozzo, 24enne con precedenti per spaccio) che avrebbe ricevuto minacce per una sorta di regolamento di conti». Il racconto però non resse. Solo 24 ore dopo è la donna stessa a condurre i militari nel punto in cui uccise e seppellì Elena. Nel corso delle indagini emersero i video del circuito di videosorveglianza dell’asilo, che mostrano la piccola, all’uscita dall’asilo correre incontro felice alla mamma.

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