Sciopero Rai, condannato il direttore di RaiNews Petrecca per «comportamento antisindacale»
Paolo Petrecca, direttore di RaiNews, è stato condannato dal Tribunale di Roma per l’omessa lettura del comunicato dei dipendenti Rai il 6 maggio scorso durante la giornata di sciopero. Contestualmente, hanno assolto il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci per aver predisposto una edizione speciale in quella giornata. Era stata l’Associazione Stampa Romana a rivolgersi al giudice lamentando la mancata comunicazione al Cdr nel caso di Chiocci mentre nel caso di Petrecca l’omessa lettura del comunicato sindacale. Nel caso di Chiocci, spiegano i giudici, «il direttore del TG1 ha verificato di avere sufficienti giornalisti in servizio, anche presso la sede di Palermo». Poiché a condurla non sono stati giornalisti scioperanti non «si ravvisa comportamento antisindacale», spiega Il Foglio.
Cos’era successo durante lo sciopero Rai del 6 maggio
Il 6 maggio il direttore del Tg1 decise di realizzare una edizione speciale del telegiornale per dare notizia dell’incidente di Casteldaccia, dove morirono cinque operai per l’esalazione di gas. In quella occasione si resero disponibili a lavorare i dipendenti che non aderirono allo sciopero. Per questo, i giudici hanno ritenuto la sua condotta non punibile. Ma erano giorni caldi per la Rai. Il giorno precedente sindacato Usigrai diffuse un duro videomessaggio in cui spiegava le ragioni della protesta, alle quali replicarono i vertici dell’azienda. Il 6 maggio andarono comunque in onda regolarmente le edizioni del Tg1 e del Tg2 delle 13 e delle 13.30. Secondo Usigrai, «pur di dare l’impressione che lo sciopero fosse fallito, i direttori di Tg1 e Tg2 hanno concentrato i pochi al lavoro in una sola edizione, facendo saltare le altre», con servizi «insolitamente lunghi».
Cosa prevede la condanna a Petrecca
Il sindacato Usigrai ha diffuso un comunicato subito dopo la notizia della condanna a Petrecca, sottolineando come i giudici abbiano ravvisato una condotta antisindacale da parte del direttore di RaiNews. E ha ricordato lo scontro in seno alle redazioni in quei giorni: «Nella foga di adoperarsi attivamente a boicottare lo sciopero della larga maggioranza dei giornalisti e delle giornaliste Rai (il 75% dei presenti ha scioperato), più di uno ha fatto cose che la legge non consente, e il ricorso alla giustizia del lavoro lo ha confermato». Il tribunale ha quindi condannato la Rai «a pubblicare la sentenza per due giorni consecutivi sui quotidiani La Stampa, la Repubblica e il Corriere della Sera (edizione cartacea e on line) e sui siti Rai.it e Rainews.it. Dovrà anche pubblicare il comunicato sindacale Usigrai nei tg Rai dove non era stato mandato in onda, con la dicitura: “Il presente comunicato sindacale viene letto oggi, in virtù di provvedimento giudiziale, in quanto la sua lettura era stata illegittimamente omessa nella giornata di sciopero proclamata per il 6/5/2024″».
RaiNews, il caso della copertura delle elezioni in Francia
Paolo Petrecca è finito al centro delle polemiche anche negli ultimi giorni per la mancata copertura del risultato del ballottaggio in Francia. Mentre Mediaset e La7 trasmettevano i primi risultati in diretta, con commenti in studio e trasmissioni sul nuovo corso della politica francese, la Rai ha dedicato solo uno speciale su Rai3, iniziato tra l’altro alle 23.15 dopo una replica di Report. : «Chiediamo al direttore come sia possibile prevedere un approfondimento diverso quando tutte le tv del Continente hanno gli occhi puntati sulle elezioni d’Oltralpe. Verrebbe da pensare che alla debacle della destra il direttore preferisca non dedicare troppo spazio», ha scritto in un comunicato il comitato di redazione, «Petrecca ritiene opportuno, in una serata come questa, dare spazio a un evento non scevro da interessi e legami personali. Una scelta che qualifica la deriva che ha preso da tempo la testata e per la quale ci sentiamo indignati». Un riferimento alla diretta da Pomezia – al posto di un approfondimento sul voto francese – del “Festival delle città identitarie” condotto da Edoardo Sylos Labini e Incoronata Boccia, con Petrecca in prima fila e la moglie Alma Manera – scriveva Dagospia – a esibirsi. Un riferimento che aveva fatto infuriare il direttore: «Presenterò diffida formale nei vostri confronti all’Ordine dei giornalisti e chiederò difesa legale per calunnia».
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