Trieste, detenuto muore per overdose. Il giorno prima del decesso saccheggio di metadone nell’infermeria 

«A queste morti, vanno peraltro sommati i sei appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Siamo, nei fatti, alla certificazione della disfatta del sistema carcerario», denuncia il sindacato di polizia penitenziaria

Un 48enne è stato trovato morto in carcere a Trieste all’indomani della rivolta scoppiata nei reparti. Il corpo è stato trovato oggi pomeriggio. Lo riporta Il Piccolo. Sono stati i compagni di cella ad accorgersene e a dare l’allarme ma a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione da parte del personale del 118. L’uomo, Zdenko Ferjancic, era di Nova Gorica, ed era in prigione per spaccio. Dovrebbe esser morto per una overdose di metadone saccheggiato dall’infermeria durante la rivolta di ieri sera.


La denuncia di Uilpa

Quello di oggi, secondo quanto riferito dal sindacato Polizia Penitenziaria Uilpa è il 116esimo detenuto morto dell’anno. «A queste morti, vanno peraltro sommati i sei appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Siamo, nei fatti, alla certificazione della disfatta del sistema carcerario», afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria. «Trentaseimila donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che, in sottorganico di 18mila unità, scontano le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato e danno tutto ciò che possono, sottoposti a turni e condizioni di lavoro inenarrabili, per cercare di reggere le sorti del sistema carcerario non meritano tutto ciò, non meritano che il loro diuturno sacrificio sia completamente vanificato – aggiunge – Così come i reclusi, che vengono imprigionati dallo Stato per aver violato le sue leggi, non debbono veder calpestati e oltraggiati da quello stesso Stato i loro diritti fondamentali e umani. Ci troviamo nel mezzo di un vero e proprio cortocircuito». «Siamo solo all’inizio dell’estate e si sono registrati quattro gravissimi disordini in soli 8 giorni: Firenze, Viterbo, Trieste e Vercelli. Mentre nelle prigioni si continua a morire con frequenza assurda. Andando avanti così, ben prima dell’autunno, rischia d’accadere l’irreparabile – conclude De Fazio – Non saremo certo noi a invocare passi indietro di chicchessia, tanto in Italia le dimissioni non vanno di moda, ma dopo aver constatato, sul tema, l’inconsistenza politica del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, vorremmo e chiediamo di sapere cosa ne pensa la presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Soprattutto, vorremmo sapere se pensa che le carceri siano affar suo o che la questione non la riguardi. Anche perché, nel discorso al parlamento per ottenere la fiducia aveva detto tutt’altro. Ma forse era ancora campagna elettorale».


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