Chico Forti e la libertà condizionale nel 2026: «Ma l’inchiesta sulle minacce a Travaglio e Lucarelli può far saltare tutto»

Può cominciare a uscire dopo aver scontato 26 anni di pena. Ma l’indagine mette a rischio tutto

Il detenuto Chico Forti potrebbe avere la libertà condizionale tra due anni. Ovvero nel 2026, quando avrà scontato almeno 26 anni di prigione. Ma l’inchiesta sulle minacce a Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli e una terza persona (che sarebbe il sindacalista Di Giacomo) potrebbe far saltare tutto. Forti è detenuto per l’omicidio di Dale Pike dal 2000. L’articolo 176 terzo comma del Codice Penale dice che l’ergastolano può essere ammesso alla liberazione condizionale quando abbia scontato almeno 26 anni di pena. Il Fatto Quotidiano però spiega oggi che l’indagine della procura di Verona che ipotizza il reato dell’articolo 115 del Codice Penale (Accordo per commettere un reato) può far decidere al giudice di sorveglianza di negare la libertà condizionale.


L’articolo 115

L’articolo 115 del Codice Penale non prevede alcuna pena. Ma «qualora l’istigazione non sia stata accolta, e si sia trattato di istigazione a un delitto, l’istigatore può essere sottoposto a misure di sicurezza». Come la libertà vigilata per chi è a piede libero. Oppure le restrizioni della libertà per chi è già detenuto. Il procuratore di Verona Raffaele Tito ha chiesto una relazione approfondita sulle visite ricevute da Forti in carcere. Il fascicolo, senza indagati né ipotesi di reato, è affidato al pubblico ministero Gennaro Ottaviano. I legali di Forti hanno smentito le minacce: «La notizia è falsa. Chico Forti mi ha detto di non aver mai detto né pensato una cosa del genere», ha fatto sapere l’avvocato Andrea Radice. I magistrati vogliono sapere sia con quali detenuti si è intrattenuto l’ergastolano, sia chi lo ha visitato in questi mesi nel carcere di Montuorio a Verona.


L’accoglienza

Ad accoglierlo a Pratica di Mare dopo il suo arrivo in Italia c’era Giorgia Meloni. Ha ricevuto visite dal deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe. Gli ha reso visita anche il presidente del Consiglio della provincia autonoma di Trento Roberto Paccher. «Gli avevo promesso di andare a visitarlo in Italia. Chico oggi ha voluto invitarmi a mangiare i canederli con la sua famiglia quando sarà a Trento in permesso per salutare l’anziana mamma, permesso che ha già chiesto alla direzione del carcere veronese». E che gli verrà concesso dopo pochi giorni dal suo arrivo a Verona.

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