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Gaza, 90 morti e 300 feriti nel raid per eliminare il super-comandante di Hamas. Netanyahu: «Non siamo sicuri sia morto»

13 Luglio 2024 - 20:36 Redazione
Il bombardamento su Al-Mawasi per colpire Mohammed Deif, mente del 7 ottobre. Il premier: «Elimineremo comunque Hamas»

C’era anche Mohammed Deif, comandante dell’ala militare di Hamas e mente delle stragi del 7 ottobre, nell’area di Al-Mawasi colpita questa mattina da un pesante bombardamento israeliano. Insieme a lui il suo braccio destro, Rafa Salameh, ed altri terroristi. Questo assicura Israele. Il cui primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto però in conferenza stampa questa sera che «non vi è assoluta certezza» che il colpo sia andato a segno, e cioè che Deif – da mesi imprendibile così come Yahya Sinwar – sia effettivamente rimasto ucciso nell’attacco, reso possibile a quanto emerge da precise informazioni di intelligence raccolte negli ultimissimi giorni. Sia quel che sia, ha detto comunque Netanyahu nella prima conferenza stampa concessa da marzo, «in un modo o nell’altro elimineremo l’intera leadership di Hamas, e vinceremo questa guerra». Hamas, dal canto suo, smentisce che Deif sia stato colpito, e parla della ennesima strage di «martiri». I morti, secondo il ministero della Sanità di Gaza che Hamas gestisce, sarebbero 90, almeno 300 i feriti. Testimoni oculari hanno riferito alla Cnn di un bombardamento di magnitudine indescrivibile, e le immagini dal luogo dell’attacco – nella zona di Khan Younis – restituiscono l’evidenza della devastazione causata.

L’attacco a Khan Younis e le accuse incrociate Israele-Hamas

Secondo Hamas, l’attacco israeliano avrebbe colpito il campo di Al-Mawasi pieno di sfollati a Khan Younis, a Sud di Gaza. Secondo l’esercito israeliano, invece, «l’attacco è stato accurato e ha avuto come obiettivo solo il complesso di Hamas» e non la zona umanitaria designata. Non sarebbero state colpite, in altre parole, le tende degli sfollati di Al-Mawasi, zona designata di loro protezione. Resta il fatto, sottolinea l’Idf, che i due alti dirigenti del movimento terroristico erano «in un complesso civile che Hamas aveva recintato con alberi, in un’area aperta, recinzioni e piccoli edifici, che ha una struttura bassa e capannoni così che i terroristi potessero muoversi in sicurezza. Anche gli agenti di Hamas che avevano messo in sicurezza il complesso sono rimasti feriti». Indiscutibile, dunque, che il bilancio sia di decine e decine di morti. Difficilissimo, come sempre, verificare quali e quanti fossero i terroristi e quali e quanti i civili rimasti uccisi o feriti. Così come resta avvolto nel dilemma il destino dell’«imprendibile» Deif.

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