Usa 2024, Joe Biden «si ritirerà entro due settimane». I Dem, i donatori e i dubbi sulla salute del presidente
Ian Bremmer si aspetta che entro due settimane Joe Biden si faccia da parte. «E il rischio per i democratici è che ci siano alcuni scontri alla Convention, non si vedeva niente del genere dal ’68 a Chicago» dice il politologo e fondatore di Eurasia Group, società di consulenza mondiale sui rischi geopolitici. Bremmer parla in un’intervista rilasciata al Giornale. Mentre gli esperti mettono in guardia da qualsiasi conclusione troppo affrettata sul suo stato di salute. E invitano il presidente degli Stati Uniti sottoporsi ad ulteriori esami. Questi test, sostengono, dovrebbero essere resi pubblici e porre fine alle speculazioni. E alle gaffe che il presidente continua a fare. Anche se chi lo ha visto parlare in Michigan ha detto di averlo trovato in buona salute.
Il ritiro entro due settimane
Bremmer dice che il destino di Biden ormai è segnato. «È quasi impossibile per lui fare abbastanza per placare le preoccupazioni di non poter vincere queste elezioni. I suoi sono stati sempre riluttanti a farlo comparire in occasioni “spontanee”, se pensavano che fosse stato in grado lo avrebbero fatto dal giorno dopo il dibattito di Atlanta, magari con conversazioni informali, frequenti e regolari. Donald Trump lo fa sempre, guarda a malapena il gobbo (e vorremmo che lo facesse di più). Dal dibattito ad oggi la pressione su Biden è solo cresciuta, non importa quello che dice». Anche se non è ancora «arrivato al punto di fare un passo indietro. La grande maggioranza dei democratici di spicco è convinta che non potrà restare in carica altri quattro anni».
I Democratici e i donatori
Per questo, sostiene Bremmer, i Dem «lavoreranno duramente nelle prossime settimane per convincerlo a farsi da parte, ed è quello che stiamo vedendo ora. I donatori sfruttano il potere dei finanziamenti per essere ascoltati, i membri dei caucus dem alla Camera e al Senato stanno cercando di non mettere in imbarazzo pubblicamente il presidente, ma fanno del loro meglio per convincerlo a dimettersi. Pur sapendo che non hanno alcun potere per farlo e alla fine l’unico a decidere è lui». L’alternativa, aggiunge, è «la vice presidente Kamala Harris. E penso che sia la strada migliore da percorrere a questo punto, ma c’è un’enorme incertezza nell’avere un nuovo candidato ora. Mancano solo quattro mesi a novembre, non esiste un piano A o un piano B ovvio. Non sanno cosa fare, e tutte le opzioni sono pessime».
Due settimane
Insomma, conclude Bremmer, «se dovessi scommettere, direi che Biden si farà da parte nelle prossime due settimane. Questo perché penso che sia una brava persona che crede nel suo Paese e nel suo partito al di sopra di se stesso. So che Trump non si dimetterebbe, e ci sono stati alcuni sussulti di arroganza piuttosto significativi durante la settimana da parte del presidente e della sua portavoce. Perché non fare immediatamente un test neurologico e rendere pubblici i risultati? Certo Trump non lo avrebbe mai fatto, ma Biden non è così, e il fatto che si stia ritirando in una posizione difensiva e arrabbiata lo porta a dire e fare alcune cose che non vanno d’accordo con la sua storica leadership».
La salute del presidente
Sulla salute del presidente, secondo il neurologo Dennis Selkoe, essenziale è distinguere «il limite tra ciò che fa parte del normale processo di invecchiamento e una malattia neurologica. Sbagliare un nome, anche di frequente, non è automaticamente un segno di demenza senile o di Alzheimer», spiega all’Afp il professore della Harvard Medical School. Biden ha «l’aspetto di un paziente recentemente affetto da Parkinson». E cita la sua tendenza a parlare a bassa voce (ipofonia) e la sua mobilità rigida e lenta. Jay Olshansky, professore di sanità pubblica all’Università dell’Illinois a Chicago, specialista in età avanzata, è a favore del test cognitivo. Ne esistono diversi riconosciuti (MMSE, MoCA, ecc.), che possono essere inclusi in un esame neurologico o utilizzati come primo screening.
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