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Il fucile AR-15, gli esplosivi a casa e in auto, la maglietta pro-armi: così Crooks ha provato a uccidere Trump. Melania: «Un mostro»

14 Luglio 2024 - 18:45 Redazione
I primi elementi delle indagini sul tentato omicidio dell'ex presidente: qualche agente avrebbe notato Crooks, ma l'allerta sarebbe stata ignorata

Mentre gli investigatori devono ancora trovare risposte convincenti sul movente che avrebbe portato il 20enne autodefinitosi “repubblicano” Thomas Matthew Crooks a sparare a Donald Trump, rischiando di ucciderlo, emergono i primi elementi utili a un’indagine già segnata dalle polemiche. Nell’auto con cui Crooks ha raggiunto il luogo del comizio, a Butler in Pennsylvania, sarebbe stato trovato del materiale esplosivo. Non solo: anche a casa dell’attentatore la polizia avrebbe rintracciato un ordigno. Lo hanno riferito le autorità locali, citate dai media Usa. Crooks avrebbe sparato dal tetto di un edificio a circa 150 metri dal palco da cui stava parlando Donald Trump, armato di un fucile AR-15. L’arma, secondo quanto filtra dalle forze dell’ordine, sarebbe stata acquistata da un famigliare di Crooks, probabilmente il padre, più di sei mesi fa. Il giovane potrebbe averla sottratta per andare a compiere il suo tentativo di omicidio. Quando è entrato in azione, riportano ancora i media Usa in queste convulse ore, l’attentatore indossava una maglietta del popolare canale Youtube pro-armi Demolition Ranch. Resta ancora senza risposte, per il momento, la domanda cruciale, ossia come l’attentatore sia riuscito a salire indisturbato con un fucile sul tetto da dove ha poi sparato all’ex presidente – nonostante, per giunta, le segnalazioni di diversi cittadini presenti. Secondo la Cnn, in realtà, anche qualcuno degli agenti locali lo avrebbe notato, prima dell’inizio del comizio, e lo avrebbe segnalato come sospetto tramite il circuito radio delle forze dell’ordine. Allerta poi trasmessa anche al Secret Service, ma evidentemente ignorata.

L’angoscia di Melania Trump

Dopo lo stesso Trump, intanto, a intervenire sulla drammatica vicenda è stata nel day after anche la moglie Melania, che ha bollato Crooks come «un mostro», pur provando poi a dare un messaggio di speranza al Paese. «L’attentatore è un mostro che considerava mio marito un macchina politica disumana e ha tentato di rubargli le sue passioni, la sue risata, l’ingegnosità, l’amore per la musica e la capacità di ispirare», ha scritto Melania Trump in un comunicato postato su X. Poi l’ex first lady – da tempo assente al fianco del marito – ha rivolto un appello a «elevarsi al di sopra del vetriolo e delle idee superficiali che istigano la violenza». «Non dimentichiamo che opinioni e giochi politici sono meno potenti dell’amore. Oggi è un nuovo giorno, restiamo uniti», l’appello ai suoi concittadini.

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