Il ritorno dei Sud Sound System: «L’intelligenza artificiale nella musica? Utile solo alle classifiche» – L’intervista
I Sud Sound System dopo sette anni tornano con un nuovo album. Sedici brani, tantissimi per l’odierno mercato take away: «Ma ne avevamo molti di più, eravamo carichi a molla!» dice Nandu Popu, fondatore della leggendaria band salentina, a Open. Quello che propongono dal 1989, data del primo live ufficiale, a oggi altro non è che una delle più aperte e massime espressioni di contemporaneità musicale all’interno del nostro panorama italiano. Una contemporaneità il cui aspetto fondamentale – legato all’innovazione, a certi valori, a certe armonie – non si è mai modificata nel tempo. Intelligenza naturale è così, estremamente moderno, estremamente ricco, di concetti e sonorità. C’è dentro il reggae, c’è dentro la tradizione, il rap, la taranta (che «Una volta salvava la vita delle donne»). Più in generale una visione del tutto efficace anche quando non conforme alle regole del mercato di oggi: «Tra noi e l’industria discografica c’è una frattura netta – prosegue Nandu Popu -. Ci piace mantenere questo approccio coerente con noi stessi, infatti abbiamo abbandonato le major da anni». Quelle major che in un determinato periodo avevano la pretesa di strapparli al Salento per portarli a Milano: «”Qui c’è l’industria discografica!” ci dicevano, ma se io canto in dialetto che cazzo ci faccio a Milano?».
Gli ospiti dell’album
Nell’album diversi ospiti, da Alborosie ai Negramaro, passando da Guè, Ensi, Puccia e Antonio Castrignanò. Tutti messi al servizio dei principi del Salento, coloro che dopo oltre trent’anni continuano a divertire e far ballare il proprio pubblico con brani eterni come Le radici ca tieni o Sciamu a ballare, che nel tempo non solo sono rimaste immobili nei cuori di chi le ha amate, ma hanno assunto un significato, se è possibile, ancora più efficace ed identitario. Tutto il contrario, insomma, del meccanismo algoritmico che regola l’Intelligenza Artificiale, che piano piano sta diventando un pericolo mostruoso per la musica intesa come musica e non come catena di montaggio. «Ben venga chi la usa per la scienza – spiega sempre a Open Nandu Popu – ma quando sento che a Sanremo ci sono state cantanti che si sono fatte il tormentone con l’intelligenza artificiale, ma di cosa stiamo parlando? Ragazzi svegliatevi! Se ormai l’attività canora deve ridursi a stare sempre primo in classifica, siete degli idioti, state perdendo la vostra vita inutilmente! All’ascoltatore che gliene frega se sei primo? Chi ascolta una canzone vuole un gesto di empatia»
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