Alex Marangon, la famiglia: «L’ayahuasca e una purga? Fate l’esame del capello ai 20 partecipanti»
«Sapevamo che in queste occasioni aveva già assunto la pianta ayahuasca che aiuta a prendere contatto con le proprie parti più profonde. Ci aveva fatto vedere sul braccio tre puntini dove gli avevano applicato il Kambo, il muco di una rana amazzonica utilizzato per rafforzare il sistema psicofisico». La famiglia di Alex Marangon, il cui corpo è stato trovato nel fiume Piave, chiedono verità e giustizia per il figlio. Il papà Luca, la mamma Sabrina e la sorella Giada dicono che lui li aveva «tranquillizzati dicendo che gli organizzatori Zuin e Marchetto sapevano quello che facevano e che c’era sempre qualcuno vigile, ma l’ultima volta il ritiro era più costoso ed era previsto qualcosa di speciale che ancora oggi non sappiamo».
L’ayahuasca e la purga
In un’intervista a Repubblica i genitori spiegano: «Lui stesso ci aveva detto che sarebbe stato tosto. Vorremmo che gli organizzatori ci dicessero davvero che cos’hanno fatto e che cos’hanno assunto perché ci sentiamo presi in giro quando sentiamo che è stata data solo una purga. Chiediamo che si faccia l’esame del capello a chi ha partecipato. Se il ritiro era legale, perché non sono rimasti tutti ad aspettare i soccorsi?».
La famiglia confida nelle indagini: «Ma siamo perplessi perché sembra che si cerchino solo le prove di una caduta. Nulla dell’Abbazia è stato messo sotto sequestro, non sono stati presi i nomi dei partecipanti, i sopralluoghi sono iniziati una settimana dopo, è stata tagliata l’erba, eccetto diario e cellulare non sono stati sequestrati gli effetti personali di Alex e non è stata setacciata da cima a fondo tutta l’area. Domenica, mentre gli elicotteri dei pompieri lo stavano cercando, è stato celebrato nello stesso posto un matrimonio. Oltre a questo, non crediamo alla versione della caduta che pare concordata».
La versione della caduta
Secondo i genitori di Marangon «qualcuno dice che Alex si sarebbe sentito male e si sarebbe messo a correre nel buio, altri che hanno sentito un tonfo e un grido secco. C’è chi ha detto che Alex si sarebbe nascosto impaurito dall’arrivo delle forze dell’ordine domenica mattina. Alex era sincero e schietto. Ci fa arrabbiare chi lo vuole dipingere in questo modo. Queste versioni comunque non concordano con i risultati dell’autopsia. In ogni caso, possibile che si sia aspettato oltre tre ore prima di chiamare i soccorsi?». Fin dall’inizio avete fatto un appello: chi sa parli. Chi vi ha contattato? «Nessuno e questo ci fa soffrire. Pensare che nessuna delle 20 persone presenti, nemmeno in forma anonima, ci abbia contattati per dirci la verità su Alex è un dolore grandissimo. Vi preghiamo, fateci sapere cos’è successo quella notte».
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