Attentato a Trump, parla l’autore della «trollata» a Mark Violi: «È sfuggita di mano ma non è bullismo»
«Doveva essere un tweet ironico limitato alla mia cerchia di follower, non mi aspettavo che account con milioni di follower cascassero per una trollata del genere». Come promesso è arrivata l’intervista chiarificatrice – al mensile Prismag – dell’autore dietro l’account @moussolinho che sabato sera ha mandato in tilt la stampa di mezzo mondo. Nei minuti concitati successivi al fallito attentato a Donald Trump in Pennsylvania, da un profilo X italiano da qualche migliaio di follower vengono pubblicate poche righe in inglese per annunciare che la polizia ha individuato l’attentatore: Mark Violets, un «fanatico attivista antifa». Tutto falso, solo l’inglesizzazione del nome del pubblicista Marco Violi, fondatore del sito romagiallorossa.it che segue le vicende legate alla squadra della Capitale. Ma quel tweet, forse proprio per la descrizione di antifa come presunto autore dello sparo che ha mancato il candidato repubblicano alla Casa Bianca, viene condiviso migliaia di volte e ritenuto vero, entrando nella bolla degli account alt right. «Ho cancellato il tweet una volta realizzata la cosa, ma ormai il vaso di Pandora era stato scoperchiato», ammette chi si cela dietro l’account @moussolinho, «non è una giustificazione. Mi prendo la piena responsabilità di ciò che ho fatto. Il signor Violi è libero di presentare un’altra querela nei miei confronti».
Lo scontro tra Marco Violi e Moussolinho
I due non sono nuovi a scontri sui social. E la storpiatura del nome del pubblicista era già stata usata come espediente in passato. «Questo genere di tweet con protagonista Violi o altri personaggi bizzarri è cosa comune da anni su X e sempre con esiti irrilevanti. Giusto per fare un esempio e far capire la straordinarietà del tutto, qualche mese fa un altro youtuber romanista, Asso di Roma, fu spacciato per il dissidente russo Evgenij Prigožin, con cui ha in comune solo la capigliatura», dice a Prismag, «è un filone di un meme sulla falsariga di quelli che il Twitter/X anglofono fa con personaggi come Sam Hyde: si posta la foto di un personaggio più o meno noto, in modo palesemente caricaturale, collegandolo al fatto di cronaca del momento. Sono battute fatte a uso e consumo di uno sparuto gruppo di follower per cui Violi è un personaggio di culto». Pur non volendo giustificarsi, l’autore del tweet incriminato ricorda che «Violi ha denunciato centinaia di persone e alcuni per decine di volte, come il sottoscritto, e si è sempre tutto concluso con un nulla di fatto, che io sappia. Questo perché, secondo me, le sue cause sono parte di una pantomima che si è creato per fare interazioni e click». Lo stesso giornalista di Prismag, Francesco Stati, spiega che in passato Violi ha detto di averlo querelato, oltre ad averlo intimidito sui social.
«Non è bullismo»
Moussolinho poi aggiunge che non si tratta di bullismo: «Sono consapevole che la cosa sia sfuggita di mano e abbia avuto una eco mondiale. A mio avviso non si tratta né di bullismo, né di qualsiasi altra attività che possa avere conseguenze su Twitter o in un tribunale. Violi è un content creator: quello che facciamo io e molti altri è ridere o ripostare alcuni suoi contenuti. Cosa che succede con decine di altri personaggi. Per quanto mi riguarda, lui è quello con più considerazione perché intorno alla sua figura si è creato una sorta di culto pop nel corso degli anni». E aggiunge: «Mi risulta difficile credere alle sue parole quando si dice vittima di persecuzione. Prima di salire alla ribalta e di guadagnarsi le attenzioni mie e di altri content creator, questi cercava di crearsi un’audience facendo video in cui minacciava altri youtuber o li insultava apostrofandoli con epiteti omofobi».
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