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«Ecco chi è il killer di Piersanti Mattarella», la lettera anonima alla famiglia con nome e identikit

15 Luglio 2024 - 14:01 Redazione
Identikit killer Piersanti Mattarella
Identikit killer Piersanti Mattarella
Un anonimo ha inviato sette righe su un foglio A4 ai figli del fratello di Sergio Mattarella, ucciso nel 1980 in agguato a Palermo. Il documento è stato consegnato alla procura

Il nome del presunto killer di Piersanti Mattarella è contenuto in una lettera anonima inviata ai figli dell’ex presidente della Regione Sicilia, ucciso il 6 gennaio 1980 e rimasto finora senza colpevoli. Come rivela l’Adnkronos, la lettera è in formato A4 conta appena sette righe scritte al computer. All’interno è indicato anche il nome che l’anonimo autore della lettera indica come la persona che ha ucciso il fratello di Sergio Mattarella. Il documento è stato consegnato dai nipoti del Capo dello Stato agli investigatori della procura di Palermo, che dovranno esaminarla per valutare l’apertura di un nuovo filone d’inchiesta.

Che cosa dice la lettera

Nel breve testo della lettera si legge una descrizione dell’identikit del killer, a distanza di otto anni dal ritrovamento della ricostruzione fotografica di quello che era stato considerato il sicario di Piersanti Mattarella. «Cappuccio in testa, occhi color ghiaccio, passo ondeggiante, ballonzolante. Questa la descrizione del killer di Piersanti – scrive l’anonimo nella lettera, riportata dall’Adnkronos omettendo i dettagli sensibili per le indagini – C’è un ragazzo militante nero, ai tempi chiamato (…) per i suoi occhi di ghiaccio negli ambienti di destra. Si chiama (…) e corrisponde alla descrizione testuale e alle immagini. Assomiglia molto all’identikit. Dopo l’omicidio si trasferisce in (….. )».

L’identikit rimasto nei cassetti per 36 anni

Con la lettera anonima è stato inviato anche l’identikit, che era già agli atti dell’indagine della procura. Quella foto era rimasta per 36 anni nascosta nei cassetti, attaccata a un fascicolo aperto il 6 gennaio 1980, giorno della morte dell’ex presidente siciliano morto tra le braccia del fratello. Alla foto era accompagnata una breve descrizione: «Anni 22-24 circa, statura m. 1,65, capelli castano chiari, bocca e naso regolari».

La pista di Falcone sugli estremisti

Come mandanti dell’omicidio di Piersanti Mattarella, sono stati condannati all’ergastolo i boss della commissione di Cosa nostra, da Totò Riina a Michele Greco, con gli altri esponenti della cupola, da Bernardo Provenzano a Bernardo Brusca, Pippo Calò, Francesco Madonia e Antonino Geraci. Tuttavia, i sicari e i presunti mandanti esterni non sono mai stati identificati, sebbene Falcone pensava di averli individuati in Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, poi assolti. Falcone aveva, infatti, già testato la strada dei giovani estremisti assoldati dalla mafia attraverso la Banda della Magliana. La moglie di Piersanti aveva riconosciuto in Fioravanti l’uomo che si era avvicinato al finestrino dell’auto della vittima per poi ucciderla. E fu lo stesso Cristiano Fioravanti a rivelarlo, dichiarando in più interrogatori: «Mio fratello ha commesso un omicidio politico a Palermo, in presenza della moglie del politico, tra gennaio e marzo 1980. È stato Valerio a dirmi che avevano ucciso un politico siciliano». Ciononostante, non lo ha mai confermato nella successive fasi processuali. Tuttavia, secondo Falcone, il movente «non era esclusivamente mafioso».

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