Chico Forti, visite contingentate in carcere dopo le presunte minacce a Travaglio e Lucarelli. Gli avvocati: «Troppe richieste di incontro»

Un detenuto si era rivolto al Garante segnalando che il 65enne gli aveva chiesto di intercedere con la criminalità organizzata per «mettere a tacere» i giornalisti

Dopo il caso dei presunti contatti in carcere con un detenuto a cui avrebbe chiesto di aiutarlo con la criminalità organizzata per «mettere a tacere», in cambio di «futuri favori», Marco TravaglioSelvaggia Lucarelli e l’agente e sindacalista Aldo Di Giacomo, sarebbero state contingentate le visite in carcere a Chico Forti. Come spiega il Corriere del Trentino, la decisione sarebbe stata presa per l’apertura da parte della Procura di un fascicolo contro ignoti per far luce sulla vicenda. Forti ha smentito quanto dichiarato dal compagno di detenzione, dicendosi «stupito» per quelle affermazioni che sono state segnalate alla Garante. Da allora, dal 2 luglio, il 65enne detenuto nel carcere di Montorio non avrebbe più ricevuto visite, sebbene gli sia concesso di chiamare ogni lunedì la madre Maria, 96 anni. «Nessuna comunicazione ufficiale», assicurano però i suoi avvocati Andrea Radice e Carlo Dalla Vedova, che negano provvedimenti restrittivi contro il loro assistito, più probabile un ridimensionamento delle visite «sul quale concordiamo assolutamente», dovuto al fatto che dal suo rientro in Italia dopo 25 anni di detenzione negli Stati Uniti per omicidio, ha ricevuto decine di richieste di incontro, anche da esponenti politici.


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