Giorgia Meloni verso il sì a Ursula von der Leyen? «Un ok a scrutinio segreto o il flop»

Giovedì 18 luglio si vota per la presidenza della Commissione Europea. La premier non ha ottenuto tutto. Ma riflette sull’ok a scrutinio segreto

Il conto alla rovescia è iniziato. Il Parlamento Europeo si riunirà giovedì 18 luglio per votare il “gradimento” a Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea. L’ex ministra della Difesa tedesca ha l’appoggio di Popolari, Socialisti e Liberali e l’obiettivo di una maggioranza tranquilla. Ma i franchi tiratori che hanno funestato il voto del 2019 non la fanno stare tranquilla. Aveva avuto l’idea di chiedere l’appoggio al gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei. Ma ora, anche per i veti dei socialisti, è orientata verso i Verdi. E l’Ecr ha detto pubblicamente che non ci sono le condizioni per sostenerla. Ma Giorgia Meloni non si è ancora rassegnata. E anche se rischia un flop, si prepara a votare lo stesso per Ursula.


Giorgia e Ursula

«A me andrebbe benissimo se von der Leyen fosse rieletta alla presidenza della Commissione», si è lasciata sfuggire la premier in un colloquio riservato riportato dal Corriere della Sera. Perché «Ursula si è sempre comportata correttamente con il nostro governo». E il rapporto così proseguirà «su questa linea di collaborazione». Anche se Matteo Salvini ha minacciato la leader di Fratelli d’Italia: «Se la vota è la sua fine». Il ragionamento della premier è che l’Italia nell’Unione Europea è un fattore di stabilità «mentre gli altri maggiori paesi versano in una situazione politica di instabilità». Un riferimento ai problemi di Francia e Germania. Che però non cambia le carte in tavola rispetto alla partita politica. Giorgia voleva un commissariato con deleghe importanti e una vicepresidenza. E aveva selezionato il fedelissimo Raffaele Fitto ed Elisabetta Belloni per quei due posti.


Ne rimarrà soltanto uno

Alla fine però ne rimarrà soltanto uno. Tutto lascia supporre che Ursula avrà al suo fianco Fitto. Il negoziato però rimane ancora sul portafogli da assegnargli. Si parlava di bilancio e Pnrr. Di certo Ecr alla fine lascerà libertà di voto ai suoi esponenti sulla presidenza. Belgi e cechi hanno annunciato già il voto favorevole. E Meloni potrebbe aggregarsi: «Se giovedì von der Leyen ci soddisferà pubblicamente la voteremo pubblicamente. Altrimenti lo faremo segretamente», è la battuta che circola nella delegazione di FdI a Strasburgo. Anche se c’è chi teme di scoprirsi con l’elettorato di destra. E chi machiavellicamente sostiene che «per favorire Ursula dovremmo annunciare il nostro no, così i socialisti la voteranno in blocco». L’astensione, ventilata nei giorni scorsi, al Parlamento Europeo vale comunque come voto contrario.

24 voti per una fiducia

Meloni si trova quindi tra due fuochi. Votando Ursula rischia di vedere i leghisti attaccarla sulla sua irrilevanza se la “fiducia” dovesse arrivare sopra i 24 voti, ovvero il numero di parlamentari europei eletti da FdI. Non votandola potrebbe finire fuori da tutte le partite europee. Con quello che ne consegue in termini di rilevanza in politica estera. Da Bruxelles arrivano voci che vogliono la presidente uscente accreditata di 390-400 voti. A scrutinio segreto potrebbe arrivare il primo governo delle convergenze parallele europeo. In soccorso di un’Unione in evidente crisi.

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