Giorgio Minisini si ritira, l’addio amaro del campione di nuoto artistico escluso dalle Olimpiadi: «Basta farmi male per questo sport»

Pioniere della sua disciplina, per anni esclusiva delle sole atlete donne, il 28enne non è stato convocato nella squadra azzurra. Quelli di Parigi sarebbero stati i primi Giochi aperti agli atleti maschi

È un addio amaro alla piscina quello di Giorgi Minisini, l’azzurro plurimediagliato del nuoto artistico tra Mondiali ed Europei. Escluso dai Giochi di Parigi, il 28enne ha deciso di scendere in vasca per l’ultima volta giovedì ai Campionati italiani a Roma. Al circolo tennis della Capitale, Minisini con un po’ di emozione ha spiegato i motivi del suo ritiro: «Mi sono fatto tanto male per questo sport e adesso semplicemente non sono più disposto a farlo». Una scelta presa anche per tutelare se stesso: «Non voglio che la passione di una vita diventi soltanto un’ossessione».


«Volevo l’Olimpiade»

Minisini è stato pioniere nella sua disciplina, scendendo in vasca con le ragazze e affrontando pregiudizi e discriminazioni dopo anni in cui il suo sport era stato riservato alle sole donne. Lo scorso aprile, è stato escluso dai convocati azzurri per Parigi per scelta tecnica. Le prossime Olimpiadi sarebbero state le prime in cui gli uomini sarebbero stati ammessi in gara. Un obiettivo che Minisini sognava da tempo: «Volevo davvero l’Olimpiade, e la volevo così tanto da essere disposto a continuare a praticare un’attività che non mi dava ormai nessun piacere, se non quello di sapere che forse, alla fine del tunnel, ci sarebbero stati cinque cerchi a dare un senso a tutto».


Nessun uomo nel nuoto artistico a Parigi

Come Minisini, a Parigi non ci sarà neanche Bill May, l’americano oggi 45enne che colpì l’atleta azzurro quando aveva 4 anni in un’edizione al Foro Italico. A Parigi alla fine non ci sarà alcun uomo a gareggiare nel nuoto artistico, nonostante le aperture recenti nell’esercizio in coppia per i ragazzi ai Mondiali di Kazan nel 2015 e poi per il singolo ai Campionati di Fukuoka 2023. «È la fotografia del panorama culturale che c’è ora nel nostro sport – incalza Minisini – c’è la volontà di cambiare le regole, ma non c’è la cultura. L’ambiente non è ancora pronto. Si è voluto calare la rivoluzione dall’alto, ma questo genere di cambiamenti se non è supportato dalla base, non funzionano».

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