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Morgan annuncia la sua verità sui social, ma è sempre la stessa, è lui vittima: «Non è giusto, non avrei rivangato storie ormai sepolte»

16 Luglio 2024 - 16:36 Gabriele Fazio
Il cantautore di Monza nel video: «Non è giusto quello che in questi giorni si sta compiendo attorno alla mia persona, alla mia figura e anche alla mia famiglia, io non avrei rivangato storie ormai sepolte»

Cancellati tutti i post del proprio profilo Instagram, Morgan ieri ha inaugurato questo racconto a puntate della propria verità riguardo le vicende giudiziarie che lo vedono avverso ad Angelica Schiatti, cantautrice con la quale ha avuto anni fa una relazione finita poi in una denuncia per stalking. Ma Morgan, scaricato ufficialmente dalla Warner, l’etichetta con la quale aveva firmato da poche settimane un contratto; scaricato ufficialmente dalla Rai, che ha negato l’idea di affidargli un programma nella prossima stagione televisiva, cosa che Morgan invece aveva pubblicamente annunciato qualche giorno prima; scaricato praticamente all’unanimità da tutti i colleghi musicisti italiani; non ha mai fatto un passo indietro, anzi, ha immediatamente puntato il dito provando a dividere in maniera netta i buoni (lui e chi gli starà accanto) dai cattivi (tutti quelli che in queste ore lo stanno giudicando). Mostri e angeli, per la precisione, tant’è che come autore di questa «opera/verità» ha scelto di firmarsi Morgangel e di intitolare questo primo capitolo di questa sua confessione musicale social: Il sogno della vita. Si tratta di sette minuti che partono con quello che appare come un brano arrangiato al computer in maniera anche piuttosto rozza e frettolosa, il testo non è chiarissimo, non si capisce bene dove voglia arrivare, partendo dalla propria concezione della vita, vissuta in maniera, si percepisce, ingenua, si arriva improvvisamente, forse, alla storia con Angelica in un punto in cui il testo recita: «Diceva: non ci dobbiamo lasciare, dobbiamo edificare, perché tutta la distruzione che abbiamo attraversato ci deve servire da lezione e rimanere nel passato invece di tornare senza alcun rispetto cogliendo l’occasione d’un banale vuoto d’amore, divincolando l’abbraccio che andava protetto, quello che più non si poteva stretto e che ora è come cenere cosparsa al mare che il vento afferra prima che si possa sciogliere». Nel frattempo, insieme ai dubbi di chi ascolta, scorrono le immagini di un video, un montaggio evidentemente dozzinale con le parole della canzone e delle foto proprie e poi con amici e altri personaggi dello showbiz musicale, quasi tutti taggati alla fine, nessuno che però abbia fino a questo momento dato supporto social anche solo con un like.

«Non è giusto»

Poi, mentre ancora scorrono foto montate alla meno peggio, si passa alla parte parlata: «Così inizia questa storia – dice Marco Castoldi, 51 anni – anzi iniziava, perché questa storia è vecchia, quando l’ho scritta dovevo salvarmi da una situazione di sofferenza. Se non ci fosse stata la musica non sarei riuscito a reagire a quel dolore, magari oggi non sarei quel che sono: un uomo pieno di vita, di cose meravigliose, di persone che amo e che mi amano, come le mie figlie, la mia compagna, i miei amici, mia madre, mia sorella, tutti quelli che amano ciò che scrivo anche». E continua «Magari sarei stato infelice ma aver scritto queste musiche giorno dopo giorno mi ha tenuto stretto al senso della mia vita. Sto parlando di un periodo drammatico per tutti, perché siamo in pieno lockdown. Ecco, il mio silenziamento forzato inizia con il lockdown…che male, che situazione assurda, ma perché ne parlo oggi? Perché non è giusto quello che in questi giorni si sta compiendo attorno alla mia persona, alla mia figura e anche alla mia famiglia, io non avrei rivangato storie ormai sepolte, ma sono costretto per via della ferocia di questo attacco. E allora, siccome io mi esprimo con la musica e le canzoni, è l’unico modo di dare la mia voce, non facendo interviste e cose che vanno fuori controllo e si strumentalizzano ma facendo ciò che mi è naturale. Siccome mentre vivevo quelle situazioni emotive le scrivevo in forma di canzoni, ora credo che sia utile farle sentire quelle canzoni. Quello che ascolterete è superato da tempo, è una specie di mio diario in musica che risale a cinque anni fa, ma siccome queste canzoni aldilà dello spirito e dello stato d’animo che mi ha portato a scriverle, son canzoni belle, che hanno un senso loro, sganciato da queste vicende, sono canzoni che valgono per tutti». A questo punto le parole finiscono, le foto continuano a scorrere mentre un tappeto al pianoforte accompagna lo spettatore fino alla fine del video.

Niente di nuovo nella «verità» di Morgan

Il primo capitolo di questa «verità», bisogna dirlo, scotta pochissimo. Non viene raccontato niente di nuovo, non viene nemmeno in fin dei conti raccontato nulla. C’è Morgan che parla di Morgan, che è il Morgan, processo per stalking o meno, che abbiamo sempre conosciuto. Si percepisce però non solo la volontà di dichiararsi in qualche modo, ancora una volta, vittima, forse non solo dell’ex compagna o di Selvaggia Lucarelli, che ha riportato sulle pagine del Fatto Quotidiano una vicenda già ampiamente pubblica ma con dettagli che hanno aiutato a delinearne i contorni a tratti effettivamente inquietanti, ma più in generale della vita. Ma i tribunali non fanno critica intellettuale, servono a capire se sono state infrante delle leggi e a decretare la più giusta eventuale punizione. Se i giudici riterranno Morgan colpevole, così come l’opinione pubblica parrebbe aver giudicato certe uscite e certi comportamenti tenuti nei confronti di Angelica Schiatti, allora forse questa sarà l’ultima delle «Morganate», l’ultima volta che guarderemo a Marco Castoldi come un talento della musica buttato via.

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