«Non voglio essere come Filippo Turetta», la scelta del ragazzo che ha chiesto aiuto al centro anti-violenza
Si è riconosciuto nelle parole di chi affronta quotidianamente la violenza di genere. E si è spaventato. A essere colpito dalle descrizioni delle associazioni anti violenza, dopo una serata pubblica, non era una vittima ma un potenziale carnefice. Un uomo, giovane, che, ascoltando la storia del femminicidio di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, ha ripensato ai suoi attacchi di rabbia contro la compagna e si è rivolto agli operatori del centro Istrice di Pordenone per avere un aiuto e imparare a gestire ira ed emozioni. Per non fare la fine di Turetta, ma ciò che più conta è che forse così si sarà evitato un altro, ennesimo femminicidio. A raccontare l’accaduto è il Messaggero Veneto, che dà conto del lavoro dell’associazione nata nel 2016 e che si occupa proprio di affrontare la violenza contro le donne con chi ne è responsabile, ossia gli uomini. L’Istrice ha sede in uno sportello informativo in Borgo Sant’Antonio del Comune, che gli ha appena rinnovato l’autorizzazione, e si appoggia anche presso le sedi di altre realtà. Attraverso la mediazione di esperti, psicologi e psicoterapeuti, vengono trattate fino a un massimo di 8 persone alla volta. «Alcuni arrivano da noi a seguito di procedure per codice rosso e quindi inviate dalle forze di polizia o dal tribunale», spiega Ilaria Roveda, una delle professioniste che lavora nell’associazione, «ci sono casi che vengono indirzzati tramite i servizi o la rete sanitaria e poi ci sono situazioni di chi si avvicina spontanemanete a noi. Questo avviene più facilmente quando si tratta di giovani perché sono più propensi a riconoscere di avere un problema». Nel 2023 l’associazione ha seguito una ottantina di casi: quest’anno, spiega Roveda, quel numero è stato raggiunto nei primi 6 mesi del 2024. Arrivano principalmente dalla provincia di Pordenone, ma anche da Conegliano e Treviso, le età sono diverse ma il numero di giovani sta crescendo.
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