«Mia sorella è morta da quasi due anni ma per disdire il contratto telefonico chiedono tutti la sua firma»
Benedetta Avogadro è morta il 15 novembre del 2022 a soli 40 anni. Un dolore immenso per la sua famiglia, che ora – a quasi due anni di distanza – è costretta a fare i conti con una richiesta inspiegabile da parte di Fastweb, la compagnia con cui Benedetta aveva un contratto telefonico. La sorella Anna ha provato svariate volte a chiudere il contratto per la casa di Treviglio, ma l’azienda insiste affinché sia proprio Benedetta a firmare la chiusura dell’utenza. «Pretendere che a chiudere un contratto telefonico sia Benedetta, che è morta il 15 novembre del 2022, è assurdo e inumano», si sfoga Anna Avogadro, che lavora come farmacista a Canonica d’Adda al Corriere di Bergamo.
La chiusura del contratto
Più di dieci mesi fa, i familiari di Benedetta hanno inviato la prima Pec in cui chiedevano la cessazione dell’utenza e allegavano, come da procedura, il certificato di morte dell’intestataria. Peccato che a quasi un anno di distanza Fastweb non avrebbe ancora provveduto a chiudere il contratto. Anzi, ha passato la pratica al recupero credito, che ha chiesto alla famiglia della 40enne deceduta nel 2022 di pagare un insoluto di 163,90 euro. Contattato il servizio clienti di Fastweb, il fornitore assicura che «c’è stato un disguido, ma ora è tutto a posto». I solleciti di pagamento però continuano ad arrivare, anche dopo che la famiglia sporge un reclamo ordinario.
Le richieste surreali
Dopo mesi di stallo, Anna richiama il servizio clienti e si sente dire che «essendo il contratto abbinato alla mail di Benedetta, la richiesta di cessazione avrebbe dovuto essere fatta dal suo account di posta». Una richiesta del tutto surreale, perché Benedetta è morta ormai da quasi due anni e nessuno riesce ad accedere alle sue mail. «Ma come si fa a chiedere una cosa del genere? Mia sorella, ho detto all’operatrice, non c’è più e voi pretendete che sia lei a chiedervi di disdire il contratto? Devo richiamarla dall’aldilà per questo?», ha raccontato Anna Avogadro al Corriere. E come se non bastasse, nei giorni scorsi è arrivata l’ennesima richiesta impossibile da soddisfare. Covisian Credit Management, società a cui Fastweb ha passato la pratica per recuperare i 160 euro non pagati, dice alla famiglia di Benedetta che serve la firma originale del defunto per chiudere il contratto. «Una cosa che non sta né in cielo né in terra», si sfoga la sorella Anna.
La risposta di Fastweb
Con riferimento all’articolo «Mia sorella è morta da quasi due anni ma per disdire il contratto telefonico chiedono tutti la sua firma» pubblicato su Open, ci scusiamo con la famiglia Avogadro. Quanto al merito della vicenda confermiamo di aver già provveduto alla cessazione del contratto e allo storno di tutte le fatture emesse successivamente alla data della richiesta di cessazione. Purtroppo il malinteso si è creato perché la richiesta di cessazione, gestita in conformità con le procedure, non era completa di tutti i documenti necessari, fermo restando che la firma richiesta è esclusivamente quella del richiedente la cessazione del servizio.