Donna morta a Ischia, il padre e la sorella: «Il compagno la picchiava, lei non denunciava per proteggerci»

Ohryzko è stata trovata morta domenica mattina in un dirupo a Ischia in circostanze sospette. Il compagno è stato arrestato per maltrattamenti

«Mia figlia Marta presentava delle vistose ecchimosi a entrambi le orbite oculari», ha raccontato il padre di Marta Maria Ohryzko, la donna che nella mattinata di domenica 14 luglio è stata trovata morta in un dirupo a Ischia, descrivendo una situazione di violenza che andava avanti da anni nella coppia che sua figlia formava con il compagno Ilia Batrtakov, attualmente agli arresti per maltrattamenti. «Ne parlai con lei e mi confidò di aver subito quelle lesioni a causa dei tanti pugni ricevuti da Ilia, ma di non aver mai denunciato il fatto ai carabinieri, ai quali aveva riferito di esserseli procurati cadendo a casa sul pavimento ,per il timore che Ilia potesse fare del male a me e a mia figlia Tetiana», aggiunge l’uomo.


I problemi psichici di Marta Ohryzko

È una storia di violenza anche quella raccontata da Tetiana Lisova, sorella di Ohryzko, Secondo quanto riferisce Lisova, il compagno 41enne della vittima l’avrebbe minacciata con un coltello quando, lo scorso febbraio, ha saputo che avrebbe accompagnato la sorella al Centro di Salute Mentale dell’isola per una visita. «Mi recai alla roulotte di Ilia dove mia sorella mi stava aspettando. Giunta sul posto, dopo aver bussato alla roulotte per chiedere a Marta di vestirsi per andare, alla porta mi aprì Batrakov che, in modo minaccioso, mi disse di andare via», ricostruisce Lisova al Corriere del Mezzogiorno.


«Minacciata con un coltello»

Determinata a portare la sorella all’appuntamento, Lisova racconta di aver insistito. Per tutta risposta, Batrtakov «prese un coltello da un tavolo e, impugnandolo, scese dalla roulotte e si avvicinò a me dicendo “vai via perché questa è la nostra proprietà, altrimenti ti uccido”», continua il racconto. A quel punto anche Marta sarebbe entrata nella discussione chiedendo di poter uscire e recarsi al centro. «Non hai bisogno della dottoressa, sono io il tuo medico», sarebbe stata a quel punto la reazione dell’uomo. Senza mai mollare il coltello, Batrtakov si sarebbe nuovamente rivolto a Lisova: «Tu devi morire, perché la controlli sempre? Non è una bambina». La sorella della vittima spiega che se oggi può raccontare questa storia il merito è della madre del 41enne, che, frapponendosi fra lui e lei, le avrebbe concesso di sfuggire.

Le chiamate senza risposta

Un quadro di violenza sistematica che potrebbe spiegare anche il comportamento di Ohryzko nelle ultime ore prima della morte. Le due sorelle si erano sentite telefonicamente intorno alle 19.30 del 13 luglio. Le due abitavano assieme, ma da diversi giorni la vittima era a casa di Batrakov, noto a Ischia con lo pseudonimo «Emiliano». Tetiana e il padre fin dal mattino avevano provato a chiamare Marta diverse volte senza ottenere risposta. «Fino alle 19:30 quando mi ha risposto. Mi ha detto che non aveva risposto al telefono perché aveva dormito tutto il giorno e che si trovava a casa di Emiliano, che stava bene ma che lui  era un po’ nervoso», racconta Tetiana. Con la chiamata, le due avrebbero dovuto accordarsi su quando fissare alcune importanti visite mediche. «Ho chiesto quando avrei potuto prenotare la visita dalla dottoressa del Centro di Salute Mentale». Ma Marta aveva fatto resistenza, tanto da far preoccupare la sorella. Alla richiesta di Tetiana di vedersi a casa propria o nella roulotte di Emiliano, Marta si sarebbe rifiutata, annunciando che si sarebbero viste il lunedì successivo, per il compleanno del padre, nonostante la sorella avesse menzionato di voler chiamare i carabinieri a causa della situazione.

La notizia della morte

Così non è stato. Il mattino successivo Tetiana ha ricevuto una chiamata dal telefono della sorella. Emiliano all’altro capo della cornetta: «Marta è morta». L’uomo, a cui la vittima aveva inviato almeno 15 messaggi di aiuto, non sembrava lucido; Tetiana aveva deciso di andare alla roulotte. «Mentre ero sull’autobus continuavo a chiamare Emiliano che però sembrava non ci fosse con la testa. Quando continuavo a chiedergli di insistere con i medici per rianimare Marta, questi mi diceva che non avrebbero potuto fare niente per lei, perché era morta sicuramente da molto tempo». Poi Emiliano riferì un particolare sospetto: «Mi diceva che Marta era stata fuori casa tutta la notte, gli ho chiesto come facesse a dire che Marta era morta durante la notte. Ma non rispondeva e attaccava il telefono». 

Leggi anche: