La paura di Meloni e quella di Tajani: cosa c’è dietro l’attivismo di Pier Silvio Berlusconi su Forza Italia
«Mio padre è sceso in campo a 58 anni. Io ne ho 54». Questa è la frase che secondo il Fatto Quotidiano ultimamente Pier Silvio Berlusconi ripete ai suoi collaboratori. E che dietro le sue ripetute esternazioni riguardo la politica e Forza Italia ci sia la mezza idea di scendere in campo non è più un segreto. Anche se la politica è «un suicidio» e ufficialmente nega di aver commissionato sondaggi sull’ipotesi. Che è vista come il fumo negli occhi – e per ovvie ragioni – in due ambiti precisi. Il primo è Palazzo Chigi. Il secondo è proprio Forza Italia. «Il fascino della politica in termini di adrenalina, avventura, spinta, rapporto con la gente io lo sento, fa parte del Dna di mio padre, di un qualcosa che io, ahimé, sento di avere», è la frase di chi sembra proprio pronto a bere l’amaro calice. Anche perché «alle prossime elezioni c’è spazio per un centro moderato. Forza Italia sta lì: il brand è già pronto».
Guerra e pace
La dichiarazione di guerra sembra proprio essere pronta. E l’intervista “di sinistra” di Marina Berlusconi sembra lì a fare da segnale di fumo. Per questo i collaboratori di Giorgia Meloni hanno letto con preoccupazione i lanci di agenzia. Senza ovviamente rispondere. Perché è quella la linea ufficiale dettata dalla premier, nel frattempo impegnata nella trattativa con l’Europa per la Commissione. Così sembrerà un affare interno a Forza Italia, è il ragionamento dei fedelissimi di Giorgia. Che cominciano però a lanciare qualche segnale di nervosismo nei confronti della famiglia. Sempre gentilissima quando bisogna chiedere qualcosa e in ogni momento molto critica con il governo di centrodestra votato anche da Silvio. I rapporti sono diventati gelidi all’epoca della tassa sugli extraprofitti delle banche, che poi il governo si è rimangiato. E si è sfiorato l’incidente sui fuorionda di Giambruno.
La mina vagante
Di certo per Giorgia Pier Silvio è una mina vagante. «Non è un esponente della maggioranza», ha detto Meloni un anno fa a Palermo a proposito delle parole di Marina B. sui giudici. Mentre la Lega si è già cautelata chiedendo l’aumento del tetto della pubblicità della Rai, cosa che sfavorirebbe Mediaset. Anche Antonio Tajani però è sulla graticola. Perché è considerato troppo appiattito sulla linea di Meloni. E quindi incapace di dare la svolta ai consensi del partito. Lui ha sempre smentito le voci di dissapori con la famiglia. Che continua a garantire con fidejussioni bancarie la sopravvivenza del partito. Nella riunione di segreteria del 12 giugno l’attuale segretario ha impegnato il partito a restituire i soldi ai Berlusconi un po’ alla volta. Anche per non sentirsi troppo dipendenti.
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