Scontro tra i rettori e il ministero, la polemica sui fondi tagliati fa saltare il vertice. Il Mur: «Perché è un allarme infondato»

La cifra fornita dai rettori si basa su tagli nominali, ma viene gonfiata anche di aumenti dei costi e inflazione. Il documento sul finanziamento deve ancora essere finalizzato

Mezzo miliardo di euro in meno. Questo è il taglio dei finanziamenti complessivo che colpirà le università italiane se non verranno prese contromisure denunciato dai rettori degli atenei italiani. Allarme contestato dal Mur che lo considera «infondato». La polemica aperta dalla Conferenza dei rettori è partita dopo la visione in anteprima della bozza del decreto ministeriale che ripartisce i fondi di finanziamento ordinario agli atenei. Il decreto in sé – denunciano i rettori – prevede 173 milioni di euro in meno rispetto allo scorso anno. Ma la cinghia si tira ancor di più se si considerano l’inflazione, la possibile dismissione del piano straordinario e l’aumento di costi e salari. Questi fattori insieme «rischiano non solo di arrestare l’evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale ma di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’università statale italiana», fanno sapere i rettori in una nota diffusa alla stampa dalla Conferenza generale riunitasi questa mattina a Roma. Le posizioni sono troppo distanti e i toni troppo tesi. E così l’incontro tra il ministero e i rettori previsto per oggi è saltato.


Bernini: «Cifre infondate per fare polemica»

«Cifre infondate e allarmistiche su presunti tagli agli atenei», le definisce la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, ricordando che il documento non è ancora nella sua fase finale e invitando i rettori al «confronto di merito» anziché «il pregiudizio e la polemica pretestuosa». Alle parole di Bernini segue una nota del ministero: «Il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) anche per il 2024 è superiore del 21 per cento rispetto al 2019. Si tratta di oltre 1 miliardo e mezzo in più, passando da 7miliardi e 450 milioni a oltre 9 miliardi e 31 milioni». Il Mur, inoltre, evidenzia che «quest’anno e per i prossimi anni non ci sarà alcun taglio ma una sostanziale stabilizzazione del Fondo, per una cifra superiore ai 9 miliardi. A legislazione invariata, infatti, si passerà a un incremento del 2% dal 2024 al 2025, e del 2,35 dal 2024 al 2026».


Il ministero e la polemica sul taglio di 173 milioni

Il ministero prova a rassicura i rettori, ma non entra nel merito del presunto taglio di 173 milioni rispetto al 2023 denunciato dai rettori, secondo i quali «emerge la preoccupazione che una intera generazione di giovani ricercatrici e ricercatori non abbia prospettive». Per questo viene richiesta una revisione del decreto «prima dell’anno di riferimento e non dopo, perché è ovvio che tutti gli sforzi fatti nella direzione di adattare le politiche degli atenei ai criteri di ripartizione dei finanziamenti vengono così vanificati». Anche questo punto viene contestato dal Mur: «Si fa presente che il finanziamento per l’anno in corso era noto già da tempo, essendo le risorse inserite in Legge di Bilancio».

I numeri e l’inflazione

Venendo ai numeri, i rettori citano «perduranti tendenze inflazionistiche, stimabili intorno al 20% dal 2019», e «forti incrementi degli oneri di gestione», tra cui i salari, che rischiano di non essere coperti, secondo l’assemblea. Dunque «lo stanziamento complessivo verrebbe diminuito, rispetto all’anno precedente, di un ammontare pari a circa 173 milioni di euro con una generalizzata riduzione di tutte le componenti principali del Ffo rispetto al 2023 e, in alcuni casi, una riduzione addirittura rispetto al 2022». Inoltre, «lo stanziamento comprende 300 milioni del piano straordinario. La riduzione complessiva contenuta nella bozza di decreto, guardando alle risorse senza vincoli specifici, è dunque pari a 513.264.188 euro». Alla luce dell’analisi, i rettori chiedono «una revisione degli indicatori di bilancio e un incremento della componente non vincolata».

I fondi straordinari

Nella sua risposta ai rettori, il ministero ribadisce che oltre ai fondi ordinari, le università godono di numerosi finanziamenti straordinari: «Quasi 6 miliardi di euro grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza tra il 2022 e il 2026». Inoltre: «Accanto agli investimenti del PNRR e del PNC, le università statali hanno ricevuto risorse extra anche attraverso il PRIN, salito a 855 milioni di euro, cui si aggiungono il fondo per l’Orientamento, quello per le Infrastrutture, per le Chiamate dei docenti e per l’Housing. Sono state poi finanziate borse di dottorato extra per un valore di 290 milioni e con la stessa cifra sono state finanziate le università del Mezzogiorno per i Patti territoriali di Alta formazione». «Si tratta – conclude il Mur – di finanziamenti che accompagnano l’FFO, ampliando la dotazione in possesso delle università statali e sulle quali le università statali hanno piena autonomia gestionale».

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