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Bimba annegata al Bioparco di Caraglio, lo sfogo del papà: «Anisa era la mia vita, perché nessuno si è accorto che era in acqua?»

19 Luglio 2024 - 15:51 Ugo Milano
Le parole dell'uomo a "Repubblica": «Qualcuno doveva guardarla e non l'ha fatto. Chi è responsabile?»

Sono due le persone indagate per omicidio colposo dopo la morte della piccola Anisa Murati, la bambina di sette anni annegata il 17 luglio nel lago del bioparco di Caraglio, nel Cuneese. Si tratta di Roberto Manzi, gestore del bioparco, e della responsabile del gruppo di animazione parrocchiale della Valle Stura. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto per consentire l’espletamento dell’autopsia. Sarà Federico Quaranta, scelto dalla procura come consulente specialista, a dover chiarire l’esatta dinamica della morte della bambina, scomparsa intorno alle ore 15:30 del pomeriggio e ritrovata verso le 18, ormai senza vita, sul fondale nei pressi della pedana dei tuffi.

Lo sfogo del padre di Anisa

In attesa degli esiti dell’autopsia, Jetmir Murati, papà della piccola Anisa, commenta per la prima volta l’accaduto: «La bambina era la mia vita, cosa vuoi che ti dica?», dice l’uomo a Repubblica. Davanti alla casa della famiglia Murati, nel centro storico di Demonte, c’è un viavai di persone: vicini, amici e conoscenti. «Come mai una bambina è annegata così? Qualcuno doveva guardarla e non l’ha fatto. Nessuno mi ha dato una spiegazione, una risposta. Chi è responsabile?», si sfoga Jetmir, 37 anni, che di lavoro fa l’artigiano. È la seconda volta che lui e la moglie Rozafe perdono una figlia. Era già successo nel 2019 per un malore, spiega l’uomo a Repubblica: «Non ho potuto toccare Anisa e ora vorrei solo vederla ed essere con lei».

La chiamata e la corsa a Cariglio

Il 17 luglio, il giorno della tragedia, Jetmir era ad Asti per lavoro. «Sono partito alle 6 del mattino», racconta. Verso le 16.15 riceve una telefonata e corre a Caraglio per riconoscere il corpo di sua figlia: «Dopo tre ore in acqua era come annerito», ricorda l’uomo. E poi racconta: «La mia bambina portava gli occhiali da vista: li teneva sempre dentro la sua borsetta perché papà le ha insegnato che quando va in acqua li deve togliere perché non si spacchino. Anche ieri li abbiamo trovati nella borsetta. Vuol dire che lei è andata a fare il bagno, non è caduta in acqua per caso. Io non ho ancora capito: c’era solo la mia a fare il bagno? Perché nessuno l’ha vista? Nell’acqua un bambino si agita».

In copertina: L’entrata del bioparco di Caraglio (Cuneo), dove è annegata Anisa Murati (ANSA)

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