In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
ECONOMIA & LAVOROCorte costituzionaleInchiesteTaxiTrasporti pubblici

La Consulta dichiara incostituzionale il blocco alle licenze Ncc: «Compromette i diritti dei cittadini»

19 Luglio 2024 - 14:56 Massimo Ferraro
Gli autoservizi pubblici non di linea sono carenti, scrive la Corte: «La domanda è elevata e ampiamente insoddisfatta»

Chi negli ultimi mesi, senza andare troppo indietro, sia rimasto bloccato in lunghe file fuori da stazioni e aeroporti in attesa di un taxi o abbia visto frustrata la propria ricerca al telefono può forse tornare a sperare che in futuro le cose andranno meglio. Nella sentenza n.137 della Corte Costituzionale depositata venerdì 19 luglio i giudici dichiarano incostituzionale la norma del 2018 voluta dal governo giallo-verde “Conte I” che subordina il rilascio di nuove licenze ai cosiddetti Ncc – noleggio con conducente – alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi o Ncc. Ora il Ministero dei Trasporti ha prodotto un altro decreto che stabilisce la «piena operatività» del registro informatico a decorrere da 180 giorni dalla sua pubblicazione, ma la Consulta chiarisce che questa decisione «non ha alcuna incidenza sul presente giudizio, dal momento che le censure sono state prospettate sulla struttura della disposizione legislativa». Di fatto, la subordinazione delle nuove licenze alla pubblicazione del registro ha alzato un muro all’aumento delle auto a noleggio con conducente, che ha compromesso gravemente «la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea». La Corte sottolinea anche come, decreto dopo decreto, questa barriera sia rimasta e così anche la preoccupazione inascoltata dell’Autorità garante delle concorrenza e del mercato (Agcm) volta a evidenziare che «l’ampliamento dell’offerta dei servizi pubblici non di linea risponde all’esigenza di far fronte ad una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta» Ciò ha causato, stabiliscono i giudici, «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività», e quindi una compressione dei diritti, così spiegata: «I servizi di autotrasporto non di linea, infatti, concorrono a dare effettività alla libertà di circolazione, che è la condizione per l’esercizio di altri diritti. La forte carenza dell’offerta generata dal potere conformativo pubblico ha indebitamente compromesso non solo il benessere del consumatore, ma qualcosa di più ampio, che attiene all’effettività nel godimento di alcuni diritti costituzionali, oltre che all’interesse allo sviluppo economico del Paese».

Leggi anche:

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti