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La fuga e la paura di Giorgia Meloni dopo il no di FdI a von der Leyen: «Ma devo ancora trattare con lei»

giorgia meloni ursula von der leyen
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La premier non spiega la decisione ma sceglie la «coerenza». Anche dopo un sondaggio tra gli iscritti al partito. Ma perde le deleghe economiche per Fitto. E rischia l'isolamento in Ue

«Dove ci sono socialisti e verdi non possiamo esserci noi». E quindi alla fine Giorgia Meloni ha scelto la coerenza nel voto su Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo. Fratelli d’Italia ha detto no all’ex ministra della Difesa tedesca e il secondo mandato alla presidenza della Commissione Europea comincia senza i voti dell’Italia. Ma la premier ha scelto di non metterci la faccia. E la voce. A parte il video di 49 secondi lanciato sui social dalla presidenza del Consiglio in cui parla di «coerenza» e dice: «Non ho ragione di ritenere che la nostra scelta possa compromettere il ruolo che verrà riconosciuto all’Italia dalla Commissione». E pazienza se c’è chi si è detto «incredulo» della scelta della premier. Che confida nel ribaltamento della maggioranza durante la legislatura. E però con la sua fuga mette a rischio il posto in cabina di regia a cui diceva di tenere tanto.

Il silenzio di FdI e la fuga di Giorgia

La premier aveva invocato persino l’autorità di Mattarella e definito le scelte di Popolari, Socialisti e Liberali sui top jobs Ue come non democratiche. Oggi sente di aver agito di nuovo «per l’interesse nazionale», anche se la scelta su Ursula ha riguardato il suo partito e non le istituzioni. Fatto sta che ieri anche il suo partito non ha annunciato il voto al Parlamento Europeo, ma ha detto di aver votato no soltanto a urne chiuse. Una scelta che non brilla per serenità e coerenza. Secondo il Corriere della Sera il voto non fermerà il percorso da commissario del fedelissimo di Giorgia Raffaele Fitto. Ma sfumerà la vicepresidenza esecutiva della Commissione. «Macron e Scholz cercheranno di ridimensionarci», è il mantra che esce dalle stanze chiuse del partito. Alla ricerca per l’ennesima volta di un nemico che diventi un capro espiatorio e giustifichi eventuali errori politici.

L’isolamento e il sondaggio

Giorgia ha telefonato a Ursula anche mercoledì sera, fa sapere Repubblica. E ha capito che sulle deleghe non avrebbe avuto garanzie. Von der Leyen alla fine ha coerentemente deciso di prendersi il sostegno dei Verdi, che l’avevano già appoggiata nella scorsa legislatura. E non quello di Ecr, che sarà anche il terzo gruppo del parlamento ma sul voto ha dato libertà di coscienza. Poi c’è il sondaggio. FdI ha mandato a ciascun iscritto una richiesta di esprimersi sul voto, lasciando tutte le opzioni possibili aperte. Ha vinto il no. Così Giorgia ha trovato il modo per non farsi scavalcare da Matteo Salvini a destra. E pazienza se oggi c’è anche chi dice che una decina di eurodeputati di FdI potrebbe aver votato lo stesso Ursula nel segreto dell’urna. Se fosse vero Meloni potrebbe avere ancora in tasca qualche fiches da giocarsi nelle trattative di questi giorni.

I toni bassi e il commissariato

La Stampa racconta che la decisione di Meloni è stata annunciato al partito con tanto di raccomandazioni: «Tenete i toni bassi e non attaccate von der Leyen. Devo ancora trattare con lei». Ovvero c’è la partita del deficit, del debito e del nuovo patto di stabilità da condurre. Il calcolo politico di Giorgia ha però fatto sfumare la delega al Bilancio per Fitto. Bruxelles adesso propone a Roma un portafogli dedicato al Mediterraneo, immigrazione e Piano Mattei. E il governo non è entusiasta. In più l’Europa chiede all’Italia una rosa di nomi con un uomo e una donna. Sottintendendo che sarà la presidenza a scegliere chi nominare. Il nome italiano è quello di Elisabetta Belloni. Che invece avrebbe dovuto entrare come seconda rappresentante nell’esecutivo Ue.

L’Italia in serie B

Secondo il Corriere la delega al Mediterraneo verrebbe respinta dal governo come «provocazione politica». Ma il rischio più concreto adesso è che non ci siano più sbocchi per trattare. Anche perché l’unica arma di ricatto, il voto all’europarlamento e i franchi tiratori, è sfumata. Mentre quella sulla Bolkestein non è mai iniziata. E allora su cosa si tratta? E soprattutto: perché Ursula dopo lo sgarbo e con Socialisti e Liberali che la guardano male dovrebbe favorire l’ultradestra europea?

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