Russia, il giornalista del WSJ Evan Gershkovich condannato a 16 anni di prigione per spionaggio

Il verdetto potrebbe aprire a uno scambio di detenuti tra Mosca e Washington cha coinvolgano l’inviato americano (che si è sempre detto innocente). Ma la strada è decisamente in salita

Evan Gershkovich, giornalista americano del Wsj, è stato condannato a 16 anni di prigione per spionaggio da scontare in una colonia penale di massima sicurezza in Russia. Lo rende noto la Corte citata da Interfax. La procura aveva chiesto per il giornalista 18 anni da trascorrere in un carcere di massima sicurezza. Gershkovich, secondo quanto riferito dal servizio stampa del tribunale, non ha ammesso alcuna colpa. L’uomo era in aula al momento della lettura del verdetto, in un processo che si è svolto, nelle ultime battute finali, a porte chiuse. «Scandalosa», è stata la definizione della sentenza da parete dell’amministratore delegato di Dow Jones ed editore del Wall Street Journal Almat Latour secondo cui Evan Gershkovich è «detenuto ingiustamente per aver svolto il suo lavoro da giornalista».


La moneta sulla condanna di Gershkovich

Il processo potrebbe spianare la strada per uno scambio di detenuti tra Mosca e Washington. Per ora il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non ha risposto sulla vicenda. Anche se mercoledì il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, parlando alle Nazioni unite, aveva detto la Russia stava dialogando con i servizi americani per uno scambio che coinvolgeva il giornalista del Wall Street Journal. D’altronde, nel corso del procedimento, il Cremlino aveva sottolineato come, alla luce di un possibile scambio, ci debba esser dapprima un verdetto. Putin aveva lasciato intendere che sarebbe stato disposto a scambiare Gershkovich con Vadim Krasikov, un cittadino russo che sta scontando una condanna all’ergastolo per l’uccisione nel 2019 a Berlino di un cittadino georgiano di origine cecena. Entusiasmi che sono stati spenti giovedì, tramite le parole del vice portavoce del dipartimento di Stato Usa, Vedant Patel: «Siamo stati chiari fin dall’inizio sul fatto che Evan non ha fatto nulla di male e non avrebbe dovuto essere detenuto. A oggi la Russia non ha fornito alcuna prova di un crimine e non ha giustificato il mantenimento della detenzione di Evan». L’ambasciatrice Usa presso l’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha accusato Mosca di trattare «gli esseri umani come merce di scambio», ricordando sia il caso del giornalista che quello dell’ex marine Paul Whelan, 53 anni del Michigan, che sta attualmente in carcere in Russia con una pena di 16 anni. Anche in quel caso stessa trama: accuse di spionaggio che il diretto interessato e gli Stati Uniti hanno rispedito al mittente.


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