In Evidenza Governo MeloniLibanoPremio Nobel
POLITICACamera dei deputatiRistorantiStipendi dei parlamentari

Alla Camera è davvero tutto un «magna-magna». Così nel 2023 400 deputati hanno speso in cibo più dei 630 loro predecessori

20 Luglio 2024 - 19:08 Fosca Bincher
Le sorprese del bilancio 2023 di Montecitorio: nonostante il taglio dei parlamentari il costo per lo Stato resta identico. Stangata sulla luce e su Internet. Comprati libri antichi e opere d’arte

Se si legge il bilancio 2023 della Camera dei deputati diventa difficile non cedere a uno dei più classici slogan populisti, secondo cui la politica «è tutto un magna-magna». Da questa legislatura, infatti, i deputati italiani sono 400, e cioè 230 meno della scorsa legislatura per la riforma costituzionale approvata. Il bilancio del 2022 era quindi relativo a una Camera per 9 mesi composta di 630 deputati e per gli ultimi 3 mesi da 400. Il bilancio 2023 che l’aula di Montecitorio deve approvare entro fine luglio è il primo integralmente post-riforma, con le spese per tutti e i 12 mesi relative a 400 deputati. Infatti, i costi dei deputati (indennità e rimborsi spesa) scendono sensibilmente da 143 a 89 milioni di euro l’anno. Scendono un pizzico anche le spese per il personale dipendente, che passano da 174,9 a 169,4 milioni di euro. Però con molti meno deputati e un po’ meno dipendenti aumentano del 10,7% le spese di ristorazione, passando da 2,175 a 2,36 milioni di euro (231 mila euro di più in un anno). Eccolo documentato il magna-magna.

Non esistono più dal 2012, eppure è aumentata perfino la spesa per i vitalizi

Anche se ha 230 deputati in meno la Camera continua a costare agli italiani la stessa cifra di sempre. Il fondo di dotazione pagato dal Tesoro per il funzionamento dell’assemblea di Montecitorio è restato anche nel 2023 di 943,16 milioni di euro, identico agli anni precedenti quando c’erano 630 deputati. Un mistero quella dotazione non cambiata, ma non il solo giallo in bilancio. Ad esempio i famosi vitalizi per i deputati e i loro familiari (c’è la reversibilità) sono stati formalmente aboliti dal 2012 e sostituiti da un sia pure generoso sistema pensionistico contributivo. Eppure nel 2022 la Camera spendeva in vitalizi diretti e in assegni vitalizi di reversibilità 85,3 milioni di euro. Nel 2023 quella cifra è aumentata ancora di 4,5 milioni, arrivando a 89,8 milioni di euro. Mistero anche sui contributi ai gruppi parlamentari, che nonostante la riduzione dei deputati è restata immutata: 30,87 milioni di euro.

La stangata bollette con un anno di ritardo: su luce, gas e pure l’abbonamento Internet

Il secondo mistero arriva dalle bollette di Montecitorio. Certo il palazzo resta lo stesso anche con meno deputati, le lampadine pure. Però se il caro bolletta per tutti gli italiani si è sentito soprattutto nel 2022, per la Camera dei deputati l’effetto è stato nel 2023. In tutto ha infatti speso 10,5 milioni di euro per acqua, gas ed elettricità contro i 5,95 milioni dell’anno precedente (+77,3%). La bolletta dell’acqua è restata immutata, quella del gas è aumentata del 33,3%, ma la vera mazzata è arrivata dalla bolletta elettrica, passata da 4,7 a 9 milioni di euro (+92%). Cresciute anche le spese telefoniche, passate in un anno da 434 mila a 585 mila euro (+34,8%) quasi solo per i rincari della rete Internet e dei suoi servizi accessori. Aumentate di 375 mila euro (+12,6%) anche le spese per la comunicazione istituzionale.

Acquistati libri antichi ed opere d’arte per arricchire il “museo Montecitorio”

Già che c’era la Camera ha speso qualcosa in più per arricchire sia la propria biblioteca che la propria collezione d’arte che fa invidia a un vero museo. Nel 2023 sono stati acquistati 8.657 volumi con una spesa di 817.868 euro. Di questa somma fanno parte anche i 2.700 euro spesi per l’acquisto di 18 edizioni antiche e di pregio. La collezione d’arte che vanta 4.848 opere, di cui 552 prestate da terzi, si è arricchita nell’anno di ulteriori 13 disegni o stampe. In questo caso non è però indicato il costo di acquisto.

La replica dell’ufficio stampa della Camera dei deputati

Si precisa che le spese di ristorazione nonriguardano soltanto i deputati, ma anche i dipendenti, il personale dei Gruppi, il personale esterno, il personale dei Ministeri accreditato.
Il numero dei pasti, nel 2023, nonostante la riduzione dei deputati, è aumentato di circa il 25% rispetto all’anno precedente. Tuttavia l’incremento dei volumi non ha inciso sulla spesa. L’aumento degli stanziamenti di bilancio nel 2023 e nel 2024 (pari, rispettivamente, all’8,5 e al 9,4%) è stato, infatti, inferiore al tasso di inflazione sui prodotti alimentari, che nel 2022 ha inciso per l’8,8% e nel 2023 per il 9,8%. Quanto al 2023, inoltre, sulla base dei documenti contabili relativi ai servizi di ristorazione prestati, la spesa effettiva risulta inferiore allo stanziamento di bilancio di circa 200 mila euro.
La Camera, soprattutto negli ultimi anni, a fronte dei ben noti rincari dei costi dovuti alla situazione internazionale, non ha richiesto al bilancio dello Stato ulteriori stanziamenti, visto che dal 2013 la dotazione trasferita è sempre la stessa. Se ci fosse stato l’allineamento all’aumento del costo della vita la dotazione avrebbe dovuto aumentare di ben oltre 100milioni di euro e invece resta invariata anche grazie, ma non solo, ai risparmi dovuti al taglio dei parlamentari.
Ciò è stato possibile grazie a una gestione rigorosa, che ha portato a ottimizzare le spese, ridotte in un anno di circa 10 milioni di euro, con un avanzo di amministrazione che, alla fine del triennio 2024-2026, sarà di 315,1 milioni di euro. Come si evince dal bilancio, nel 2024 i costi per acquisto di beni e servizi si riducono, rispetto al 2023, di 2,4 milioni di euro, anche quelli per il personale dipendente diminuiscono, in ciascuno degli anni del triennio 2024-2026 e, nel 2026, si attestano al di sotto della soglia dei 200 milioni di euro, nonostante un importante e doveroso ciclo di nuove assunzioni.
Per quanto riguarda i trattamenti previdenziali dei deputati, l’aumento è del tutto fisiologico, visto che l’avvicendamento della legislatura, con un elevato tasso di turnover, comporta un ampliamento della platea dei beneficiari. L’incremento percentuale della spesa previdenziale nel bilancio della Camera, pari a circa 20 milioni di euro (4,5 per cento) è inferiore rispetto all’aumento previsto, a livello tendenziale, per la spesa pensionistica nazionale nel Documento di economia e finanza (DEF) 2024, che si colloca al 5,3 per cento. Per ciò che attiene all’acquisto di alcuni disegni o stampe, si tratta di piccoli investimenti (2.700 euro su un bilancio di 943,16 milioni di euro) coerenti con una delle missioni che da anni la Camera porta avanti: la promozione del proprio patrimonio storico artistico, la tutela e la conservazione, la divulgazione, lo scambio con i musei, i prestiti d’opera, le numerose iniziative che vengono realizzate da Montecitorio affinché i cittadini abbiano accesso al palazzo e ne possano visitare le sale e i luoghi più rappresentativi.

La risposta dell’autrice dell’articolo

Che la ristorazione non riguardasse solo i deputati era scritto nell’articolo che però notava che essendo stati tagliati i deputati ed essendo minore la spesa per dipendenti l’aumento dei costi del ristorante era poco comprensibile anche tenendo conto dell’inflazione che in Italia è stata nel 2023 del 5,7%, circa la metà dell’aumento dei costi di ristorazione della Camera. Ora sappiamo però che la spiegazione sta nel 25% dei pasti in più nonostante la riduzione degli aventi diritto. Bene, almeno su una voce la produttività di Montecitorio è aumentata: quella delle mascelle. Quanto alla Camera che avrebbe tirato la cinghia non chiedendo al Tesoro una dotazione aumentata per recuperare l’inflazione credo che l’osservazione si commenti da sola: tagliando 230 deputati su 630 il costo della Camera per gli italiani è restato incomprensibilmente lo stesso di prima, e ci si lamenta del mancato recupero della inflazione che fino al 2022 avrebbe portato spiccioli. L’unico tema è perché quella dotazione non sia stata ridotta nel 2023 e nel 2024 come avrebbe dovuto essere. Infine sulla previdenza la risposta della Camera non c’entra nulla con l’articolo cui si replica. Non di aumento delle pensioni era scritto, ma di aumento della spesa per vitalizi diretti e di reversibilità a cui in teoria dopo il 2012 nessuno avrebbe più avuto diritto. Quindi o sono aumentati gli importi degli assegni vitalizi senza comunicarlo pubblicamente, o non era vero quello stop ai vitalizi annunciato nel 2012.

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti