Strangolata in casa a marzo 2020, per la Cassazione l’assassino di Lorena Quaranta non merita l’ergastolo: «Era stressato dal Covid»
Lo stress legato alla pandemia da Covid-19 ha avuto un peso sul femminicidio di Lorena Quaranta per mano del fidanzato. Lo ha stabilito la Cassazione che, scrive il Messaggero, ha concesso a Antonio De Pace le attenuanti generiche. Sulla base di questo presupposto, i giudici hanno annullato – «limitatamente al punto» – la sentenza con la quale la Corte di assise di appello di Messina aveva confermato l’ergastolo per omicidio aggravato, già inflitto in primo grado. Questo perché «non tiene conto della causa che ha provocato la condizione di agitazione», ossia la pandemia, che portò De Pace a strangolare e poi uccidere la sua fidanzata e che «ha ostacolato la pronta attivazione di quei presidi, di ordine psicologico, affettivo, relazionale, sanitario diretti a mitigare gli effetti e a prevenirne l’escalation»
La vicenda
Sarà la Corte di assise di appello di Reggio Calabria a formulare ora il nuovo giudizio, ferma restando «l’affermazione della responsabilità dell’imputato». Se nell’appello bis venisse confermata tale decisione, l’imputato potrebbe ottenere un sensibile sconto di pena. Quaranta, studentessa di Medicina e prossima alla laurea, fu uccisa da De Pace il 31 marzo del 2020, nell’appartamento di Furci Siculo (Messina) dove convivevano da circa un anno. Quel giorno l’uomo strangolò la giovane, poi avvertì le forze dell’ordine dopo aver tentato due volte il suicidio. Secondo la Cassazione «in una frangente storico drammatico, in cui l’umanità intera è stata chiamata praticamente dall’oggi al domani a resistere a una pericolo sino a quel momento sconosciuto, invasivo e in apparenza inarrestabile», il femminicida «ha vissuto un disagio psicologico poco a poco evoluto in ansia e, quindi, angoscia».
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