Tajani-Salvini, botte da orbi dopo il voto su von der Leyen: «Patrioti irrilevanti, noi arriveremo al 20%». «Lui con Verdi e sinistre per una poltrona»
Dopo il voto al Parlamento europeo su Ursula von der Leyen, Lega e Forza Italia paiono sempre più lontane: su due pianeti opposti, pur condividendo la stessa coalizione di governo a Roma e in molte Regioni. Oggi è stato il leader di Fi Antonio Tajani a passare all’incasso – dal suo punto di vista – del voto in Ue. Aprendo un nuovo match a distanza con il Carroccio. «Qualcuno dice che abbiamo votato come Schlein e i Verdi, potrei dire che chi ha votato no ha votato come Salis e Conte. Ma sarebbe una risposta puerile», ha deto Tajani parlando all’evento “Anuman2024”. Piuttosto, è la linea, «noi abbiamo fatto una scelta coerente, la von der Leyen è stata eletta da un congresso, abbiamo sempre detto che avremmo votato per lei. Il programma di von Der Leyen, del Ppe e di FI sono praticamente sovrapponibili. Ora, essendo nella cabina di comando, Forza Italia avrà la possibilità di vigilare anche affinché non ci siano deviazioni che vadano nella direzione sbagliata, soprattutto sul cambiamento climatico». Altrimenti detto, insomma, «il Ppe ha vinto, darà linea e darà le carte». Chi invece s’è dimostrato del tutto «ininfluente» sono stati i Patrioti, il gruppo guidato da Viktor Orban di cui la Lega fa parte messo ai margini dagli altri partiti Ue, che gli hanno negato perfino una vicepresidenza del Parlamento europeo. «Il problema è che anche i patrioti italiani rischiano di essere ininfluenti all’interno dei patrioti europei…», conclude l’affondo il ministro degli Esteri, pensando forse anche alla rimozione di Roberto Vannacci dalla vicepresidenza del gruppo al Parlamento europeo per ordine di Marine Le Pen. Lapidaria, benché anonima, la risposta che fa filtrare per ora la Lega. «Votare con la Schlein per una poltrona è imbarazzante. Meglio senza vicepresidenti che con Verdi e sinistre».
Rotta al centro
Ma il fatto è che il sentiero politico di Forza Italia è tracciato, e va nella direzione esattamente opposta di quella di Matteo Salvini. Tajani lo ha chiarito recependo anche la recente sfida lanciata da Pier Silvio Berlusconi. «Le elezioni francesi lo hanno dimostrato, una destra può essere forte o fortissima ma senza il centro non vince mai. La stessa cosa vale per la sinistra. Ora Renzi, dopo l’abbraccio con Schlein, vuole andare con la sinistra. Sono scomparsi… allora il centro era finto. Noi sempre là stiamo, stavamo, stiamo e saremo, quelli di altri mi sembrano più progetti personalistici che veri disegni politici». E ancora: «Se l’ipotetico Terzo polo non è riuscito a superare lo sbarramento vuol dire che lo spazio al centro è riservato a noi. Lo abbiamo già occupato? No, bisogna lavorare e tanto». In questo senso, spiega Tajani, «stiamo perseguendo l’obiettivo di allargare i nostri consensi per arrivare al 20% alle elezioni politiche. Io non sono abituato a frasi roboanti, ma se fisso un obiettivo lo raggiungo», convinto anche sulla base di sondaggi interni che «per gli italiani abbiamo imboccato la strada giusta». Queste dunque saranno le linee che il leader di Forza Italia presenterà nell’ambito della «nuova stagione congressuale dopo la fase estiva», cui si aggiungerà «un grande evento di giovani». Così come “richiesto” da Berlusconi jr. solo pochi giorni fa.
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