La premier in allarme per lo scontro Lega-Forza Italia. Speranzon (FdI): «Se continua così ci vorrà un chiarimento politico»
C’è preoccupazione in Fratelli d’Italia per l’inasprirsi delle ostilità tra i due principali partner di maggioranza, Lega e Forza Italia. Ieri tra i due partiti è andato in scena lo scontro forse più violento da quando è nato il governo Meloni. Oggetto del contendere la spaccatura giovedì al Parlamento europeo sulla fiducia a un secondo mandato alla guida della Commissione europea per Ursula von der Leyen: sì entusiasta da Forza Italia, no secco dalla Lega, no (ma ben più sofferto) pure da FdI. Per il Carroccio il partito fondato da Silvio Berlusconi ha scelto di accomodarsi «per le poltrone» in una nuova maggioranza Ursula tutta spostata a sinistra e verso i Verdi. Per Antonio Tajani, al contrario, la scelta sua e del Ppe è stata vincente, e Forza Italia può puntare legittimamente al 20% alle prossime politiche. Quanto ai Patrioti, invece, sono del tutto «irrilevanti» al Parlamento europeo, e la Lega stessa rischia di diventarlo perfino all’interno del nuovo gruppo europeo nazional-populista fondato da Viktor Orbán. Inevitabile il campanello d’allarme a chi si trova in mezzo allo scontro: cioè il partito della premier.
L’avvertimento di Speranzon
«Registriamo una certa fibrillazione determinata dalla campagna elettorale per le Europee, con qualche straccio che è volato per la scelta della presidente della Commissione», ha detto oggi all’Ansa il vicecapogruppo di FdI al Senato Raffaele Speranzon. «Noi faremo il possibile affinché ci sia la piena disponibilità da parte degli alleati a realizzare il programma elettorale per cui siamo stati eletti nei tempi previsti. Abbiamo un calendario d’Aula fittissimo e delle riforme da portare avanti». Ma, prosegue il ragionamento Speranzon, «se dovessimo riscontrare una direzione diversa da questa, porremo una questione politica all’interno della coalizione». Se le vacanze estive non porteranno un po’ di sereno nel rapporto tra i due alleati riottosi, altrimenti detto, a settembre s’imporrà quel che una volta si chiamava verifica di governo. Perché se no, la navigazione del vascello guidato da Meloni diventerebbe davvero ingestibile.
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