Mar Rosso, gli Houthi rispondono al raid israeliano e attaccano una nave Usa. Martedì il faccia a faccia tra Biden e Netanyahu a Washington

Intanto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, invita tutti alla moderazione per evitare un’escalation militare

È di almeno sei morti e un’ottantina di feriti il bilancio, ancora non definitivo, dell’attacco lanciato da Israele contro gli Houthi nel porto di Odeidah, in Yemen. Ieri, sabato 20 luglio, l’esercito dello Stato ha bombardato alcuni obiettivi militari delle milizie sciite yemenite in quello che ha descritto come una risposta «alle centinaia di attacchi condotti contro Israele nei mesi recenti». António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente preoccupato» per gli attacchi condotti dall’Idf e ha invitato «tutti gli interessati» a evitare «attacchi che possano colpire i civili e danneggiare infrastrutture civili». La preoccupazione più grande della comunità internazionale resta poi il rischio di un’ulteriore escalation militare in Medio Oriente. Da qui, dunque, l’appello di Guterres affinché «tutti diano prova della massima moderazione».


La controrisposta degli Houthi

Nella mattinata di domenica, il portavoce militare degli Houthi, sostenuti militarmente anche dall’Iran, ha dichiarato che numerosi missili balistici sono stati lanciati verso Eilat, in Israele. Allo stesso tempo, le milizie yemenite hanno condotto un’operazione navale, aerea e missilistica congiunta per colpire la nave americana Pumba nel Mar Rosso. Secondo il portavoce, Yahya Saree, entrambi gli attacchi hanno avuto «successo». Saree ha aggiunto che gli attacchi Houthi continueranno finché Israele non cesserà le ostilità nei confronti del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania.


Il porto di Hodeidah, in Yemen, dopo i bombardamenti israeliani del 20 luglio 2024 (EPA/Houthis media center)

Il faccia a faccia tra Biden e Netanyahu

Nel frattempo, è tutto pronto per il faccia a faccia tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu a Washington. Il premier israeliano partirà per gli Stati Uniti nella mattinata di lunedì 22 luglio, un po’ in ritardo rispetto a quanto previsto inizialmente. L’incontro con l’inquilino della Casa Bianca, attualmente in isolamento per aver contratto il Covid, si terrà martedì sera nella capitale. Stando a quanto riferisce la tv pubblica israeliana Kan, sarebbero in corsi negoziati tra Washington e Tel Aviv per approvare la risposta israeliana sul possibile accordo per una nuova tregua a Gaza prima della partenza di Netanyahu. Yair Lapid, leader dell’opposizione israeliana, ha chiesto – nel corso di una manifestazione a Tel Aviv – che Netanyahu non parta senza aver prima raggiunto l’accordo con Hamas per il ritorno degli ostaggi. Secondo alcune indiscrezioni dei media americani, Biden – alle prese da settimane con forti pressioni da parte del suo stesso partito affinché ritiri la candidatura alle elezioni presidenziali di novembre – potrebbe decidere di lasciare la corsa alla Casa Bianca proprio dopo l’incontro con Netanyahu.

In copertina: L’incontro tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu a Tel Aviv, 18 ottobre 2023(EPA/Miriam Alster)

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