Sanremo, l’ex vigile che timbrava in mutande vince anche in Cassazione: ottiene 230mila euro e 18 mensilità
L’ex vigile di Sanremo che nel 2015 fu ripreso dalle telecamere mentre timbrava il cartellino in mutande vince la battaglia (definitiva) anche in Cassazione. I giudici hanno, infatti, respinto – scrive il Corriere della Sera – il ricorso del Comune ligure contro la sentenza della Corte di Appello civile che aveva già definito «illegittimo» il suo licenziamento. Alberto Muraglia, questo il suo nome, era finito a processo a seguito dell’operazione Stachanov della Guardia di Finanza sul presunto assenteismo dei dipendenti del municipio di Sanremo e il 28 ottobre scorso la Corte d’Appello di Genova aveva annullato il provvedimento di licenziamento disciplinare nei suoi confronti emesso nel 2016. Il Comune ha quindi dovuto dare a Muraglia tutti gli arretrati, ovvero 227 mila euro lordi (circa 130 mila al netto delle imposte). «Obiettivamente lui ha ragione – afferma il suo legale, l’avvocato Alberto Luigi Zoboli – è emerso che la realtà era molto diversa da quella che poteva apparire da quelle foto».
Muraglia darà battaglia sul risarcimento
Per i legali dell’ex vigile gli importi del Comune non comprendono, però, alcune voci, come le somme per le ferie non godute, la rivalutazione e gli interessi: «Ha versato il minimo sindacale, senza tenere conto delle rivalutazioni Istat, delle ferie non godute e di altre voci», ha spiegato al Corriere uno dei legali. «Mentre Muraglia ha scelto di chiudere il rapporto di lavoro col Comune, un altro dipendente di Sanremo è stato riassunto e altri due sempre di Sanremo hanno possibilità di vincere analoghi contenziosi. Tutto deriva dalla incongruenza della cosiddetta legge anti-fannulloni voluta dal ministro Brunetta che consente di licenziare subito, salvo che poi il procedimento penale stabilisca diversamente», ha concluso.