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Questo brevetto non dimostra la possibilità di controllare gli uragani

23 Luglio 2024 - 15:39 Juanne Pili
Nessun brevetto dimostra che esistano tecnologie in grado di riuscirci

Secondo alcune condivisioni Facebook esisterebbe il brevetto di una tecnologia che permetterebbe di controllare gli uragani. Tali suggestioni che aggiungono poteri improbabili alla geoingegneria sono collegate, generalmente, alle teorie del complotto che mettono assieme le Scie chimiche e la rete 5G. La narrazione si collega alle notizie riguardanti le devastazioni che sta provocando l’uragano Beryl in Texas. Vediamo di cosa si tratta realmente.

Per chi ha fretta:

  • Nessun brevetto può dimostrare delle reali capacità tecnologiche.
  • Andrebbero condotti studi che dimostrino realmente la possibilità di usare determinate leggi fisiche per determinare gli uragani in maniera efficace.

Analisi

La didascalia che accompagna questo genere di condivisioni è la seguente:

Record di Beryl, l’uragano di categoria 5 più precoce nell’Atlantico. Tre giorni fa, il 2 luglio, il National Hurricane Center governativo degli Stati Uniti ha annunciato che l’Uragano Beryl avrebbe portato “venti potenzialmente mortali in Giamaica nella giornata seguente”, e così è stato…23 ore fa.
Qui, in basso, un vecchio brevetto degli Stati Uniti per creare uragani e tornado…

Di cosa tratta realmente il brevetto

Della narrazione riguardante il brevetto si sono già occupati i colleghi del sito di informazione lituano Delfi. Il documento è reperibile senza problemi con Google Patents. Pare che nessun esercito abbia pensato di accaparrarselo, nemmeno il governo degli Stati Uniti. Lo deduciamo dai seguenti “dettagli”:

«La pagina dice che il brevetto è abbandonato – mostrano i colleghi di Delfi -. Ciò significa che l’autore dell’invenzione, Andrew Waxmanski, non ha potuto pagare le tasse necessarie […], perché è morto nel 2007 (qui)».

Chiunque può brevettare quel che gli pare, poi bisogna vedere se questo trova una reale applicazione, convincendo gli eventuali acquirenti. Potevamo capire se il documento fosse stato misteriosamente censurato – onde impedire a paesi nemici di usufruirne-, ma continua a essere alla luce del sole.

«Secondo l’applicazione “Hurricane and Tornado Control Device” di A. Waxmanski, il dispositivo sarebbe composto da due potenti macchine a onde sonore e le dirigerebbe verso le nuvole. […] Tuttavia, […] sorgono diversi problemi. Fattori oceanici e atmosferici determinano la formazione di uragani e tornado. Ad esempio – continuano i colleghi di Delfi -, gli uragani sono causati da condizioni meteorologiche preesistenti negli oceani. Quando la superficie dell’oceano è più calda di 27 gradi, inizia ad evaporare e il flusso d’aria calda sale verso l’alto dove incontra l’aria fredda. Poi si formano potenti uragani, che possono essere larghi diverse centinaia di chilometri, e grazie alla superficie riscaldata dell’oceano, l’uragano guadagna energia per spostarsi verso le coste (qui)».

Del resto servirebbero degli studi che dimostrino in maniera significativa come e con quali leggi fisiche sarebbe possibile realizzare tecnologie del genere.

«Secondo Frank Marks, direttore della divisione di ricerca sugli uragani della National Oceanic and Atmospheric Administration, un dispositivo del genere non funzionerebbe per una serie di ragioni. Ad esempio – riporta Delfi -, occorrerebbe una quantità infinita di energia affinché le onde sonore colpiscano un uragano lungo diverse centinaia di chilometri e alto quasi 15 chilometri. Un altro motivo è l’inquinamento acustico causato dai generatori di suoni (qui)».

Ma come ben sappiamo si possono trovare ugualmente gli studi che sembrano confermare qualsiasi nostro desiderio. Il noto tabloid sensazionalista Daily Mail riferiva per esempio di un esperimento condotto da scienziati cinesi in Tibet alcuni anni fa, dove si indirizzarono onde sonore a bassa frequenza sulle nuvole allo scopo di far piovere. Inutile far notare che nulla di tutto questo ha trovato una reale applicazione, al netto dell’entusiasmo dei ricercatori. Idem dicasi per gli studi sul cloud seeding, ovvero l’inseminazione delle nuvole, spesso confusa dai teorici del complotto con le fantomatiche Scie chimiche. Inoltre saremmo comunque ben lontani da una tecnologia in grado di controllare gli uragani.

Conclusioni

Abbiamo visto che il brevetto in oggetto non è sufficiente a dimostrare l’esistenza di un complotto volto a controllare gli uragani da parte dei Governi, allo scopo di generare disastri per terrorizzare la popolazione.

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