La Russa: «Il giornalista picchiato da Casapound? Non si era dichiarato». I ricordi sul collegio col «razzista texano» e la fidanzata ebrea – I video

L’intervento del presidente del Senato alla Cerimonia del Ventaglio, che torna a commentare anche il suo ormai famoso busto di Mussolini: «È l’opera più citata al mondo»

Sull’aggressione al giornalista de La Stampa, Andrea Joly, da parte di alcuni militanti di CasaPound, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha «una posizione di assoluta e totale condanna». Tuttavia, per la seconda carica dello Stato «ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti»: lo ha detto in occasione della Cerimonia del Ventaglio a Palazzo Madama. «La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà – ha aggiunto La Russa – non si è mai dichiarata giornalista. Non sto giustificando niente. Non credo però che il giornalista passasse lì per caso, trovo più giusto se l’avesse detto. Ma questo non può giustificare minimamente l’azione violenta», ha concluso.


Cosa è successo nell’aggressione al giornalista Andrea Joly

Joly è stato aggredito nella serata di sabato 20 luglio all’esterno dell’Asso di Bastoni, un circolo frequentato da militanti di estrema destra in via Cellini a Torino dove era in corso un raduno di CasaPound. Tra i 4 attivisti indagati, scrive il Corriere della Sera, due sono ex candidati sindaci di altrettanti Comuni del Torinese (uno in quota Lega). Mentre a chi gli chiedeva se era favorevole allo scioglimento di CasaPound, La Russa ha risposto: «Ci sono una legge precisa e un percorso preciso. C’è un consigliere del Pd che ha fatto male a un consigliere della Lega. Non vorrei si chiedesse lo scioglimento del Pd. Per Casapound può esserci una valutazione, quando verrà fatta la leggerò».


La Russa sull’inchiesta di Fanpage

Durante la cerimonia del Ventaglio, il presidente del Senato si è inoltre espresso sull’inchiesta fatta da Fanpage su Gioventù nazionale. «Prima di tutto una condanna senza se e senza ma a ogni ipotesi di violenza: segna infingimenti c’è, c’è stata e ci sarà sempre da parte mia», ha detto La Russa, rispondendo a chi gli chiedeva una valutazione. «Mi spiace che le dichiarazioni di Gioventù nazionale abbiano coperto la sincera e cristallina capacità di passione politica che riscontro nella stragrande maggioranza dei giovani che fanno politica con Fratelli d’Italia», ha aggiunto, sottolineando che «oggi la politica fatica a essere una passione per i giovani» e gli «dispiace proprio» rispetto «a quelli che la sanno svolgere nella maniera corretta, quella indicata da Giorgia Meloni e da tutti i partiti che si sono espressi su quella vicenda. Questo non mi ha impedito di rimproverare e condannare quel tipo di dichiarazioni». Di fronte alla domanda su fin dove possa spingersi un giornalista nell’inchiesta, il presidente del Senato ha inoltre notato che «il giornalismo d’inchiesta è sempre esistito. Anche l’inserimento subdolo, mascherato, fa parte della professione. Mi piacerebbe solo – ha concluso – che fosse a 360 gradi: questo darebbe maggiore credibilità a questo tipo di inchiesta».

La difesa dell’amico afroamericano al collegio in Svizzera

La Russa ha poi ricordato gli anni trascorsi in collegio, ovvero «un ambiente internazionale, con gente di tutte le nazioni, etnie e religioni», ha detto La Russa, collegando il suo cambio di approccio rispetto al Ventennio fascista anche al periodo trascorso in un collegio nella Svizzera tedesca. «La mia seconda ragazzina era di religione ebraica, si chiamava Lisa – ha raccontato durante la conferenza stampa -. Un mio compagno di stanza era un afroamericano, e il terzo era un americano del Texas che lo prendeva in giro con frasi razziste, fin quando io, violento fascista naturalmente – ha continuato sorridendo La Russa – picchiai l’americano del Texas per difendere l’afroamericano. Ma sono tutte cose che non contano niente…». E poi ancora: «Quando torno in Italia c’è stata una maturazione lenta e ho avuto la fortuna di conoscere alcune famiglie della comunità ebraica di Milano. È sempre importante la conoscenza diretta», ha aggiunto il presidente del Senato raccontando poi di aver «avuto la fortuna di essere invitato a matrimoni e feste», e rievocando «un aneddoto simpatico della notte dei tempi: quando un «esponente importante della comunità ebraica di Milano» lo invitò alle sue nozze: «Ero già consigliere comunale, abbastanza conosciuto, e suo padre, un anziano ebreo, gli disse: “Ma quello non è La Russa?”. Il mio amico gli disse che mi aveva invitato lui, perché eravamo amici. E il padre gli rispose: “No, no, è venuto per contarci…” Fu bellissimo, passò alla storia questa storiella. In realtà ero andato perché avevo imparato ad apprezzare quella comunità con cui ho ancora un ottimo rapporto», ha concluso.

«Il busto di Mussolini? Opera più citata a livello mondiale»

Il presidente del Senato ha poi fatto riferimento, durante la cerimonia del Ventaglio, al busto di Mussolini – che ancora conserva – bollandolo come «l’opera più citata a livello mondiale». «Siamo vicini alle 250mila citazioni» del busto di Mussolini, «quando raggiungiamo questa cifra sarete invitati a una conferenza stampa di festa: mai un’opera d’arte ricevuta in eredità, e non tenuta a casa mia, ha ricevuto tante citazioni a livello mondiale», ha detto La Russa. Mente sull’atteggiamento «troppo benevolo verso il Ventennio» di cui La Russa – che ammesso di aver avuto da giovane in un’intervista al Corriere della Sera – è legato al fatto che «quasi nessuno mi aveva parlato della storia delle leggi razziali: sapevo che c’erano ma non era un elemento centrale che mi avevano raccontato», ha detto. «Avevo una conoscenza che può avere ragazzo che a 13 anni lascia l’Italia e ci torna a 18 anni: questa è la mia storia personale. Io – ha continuato – vivo in famiglia fino ai 13 anni, poi, e siamo nel 1960, per le sue manie di grandezza, o meglio le capacità di guardare il futuro, mio padre decide di farmi fare un triplo salto mortale: ci trasferiamo da Paternò, in provincia di Catania, dove leggi razziali obiettivamente per un ragazzo di 13 anni non era un tema centrale e per cinque anni studio in un collegio internazionale della Svizzera tedesca». Al ritorno in Italia, La Russa ha «collocato, per un motivo simbolico, una maggiore presa di posizione perché mi interesso di più alle vicende italiane».

Agenzia Vista | Il presidente del Senato Ignazio La Russa alla cerimonia del Ventaglio parla del suo busto di Mussolini

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