Premierato, giustizia, informazione: così il rapporto Ue demolisce il governo Meloni
Il rapporto annuale della Commissione Europea sullo Stato di diritto è molto critico con l’Italia. Boccia la riforma costituzionale del premierato ed esprime preoccupazioni e dubbi su quella della Giustizia di Carlo Nordio. Il documento era stato congelato alla vigilia del voto per le elezioni europee. Secondo molti, a causa del tentativo da parte di Ursula von der Leyen di avvicinare i voti dei parlamentari europei di Giorgia Meloni. Oggi Repubblica ne anticipa i contenuti. E le critiche nei confronti del nostro paese. A redigerlo il liberale belga Didier Reynders, commissario alla Giustizia Ue. E al paragrafo IV di pagina 31, si fa il punto sulla riforma già approvata in prima lettura al Senato.
Il premierato
Il rapporto spiega che l’obiettivo della maggioranza è assegnare «più stabilità» al sistema istituzionale e poi si sottolinea: «Con questa riforma non ci sarà più la possibilità per il Presidente della Repubblica di cercare una maggioranza alternativa o individuare una persona fuori dal Parlamento come Primo ministro». Mentre «alcuni stakeholders hanno espresso preoccupazioni sulle modifiche proposte in relazione all’attuale sistema di “check and balances” e anche dubbi che possa portare più stabilità». Ricordando anche le critiche dei costituzionalisti al ruolo depotenziato del Capo dello Stato. In più, secondo la commissione manca un punto chiave. Ovvero la legge elettorale. La Commissione critica anche l’eccessivo ricorso a decreti legge da parte dell’esecutivo. Ma c’è anche un altro problema: la giustizia.
La riforma Nordio
«In alcuni Stati membri sussistono preoccupazioni per l’eccessiva pressione esercitata sulla magistratura da parte di politici o a livello di esecutivo, e vi sono anche prove di pressioni provenienti da paesi terzi. Il rischio che le dichiarazioni pubbliche dei governi e dei politici possano compromettere l’indipendenza della magistratura o la sua percezione da parte del pubblico ha suscitato preoccupazioni in Slovacchia, Italia e Spagna», si legge nel testo. Mentre l’abolizione dei reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze «potrebbe avere implicazioni per le indagini e l’individuazione di frodi e corruzione». Così come la restrizione all’uso delle intercettazioni «potrebbe ridurre la capacità di condurre processi anche nei casi di corruzione». In più, «manca ancora una legge sul conflitto di interessi e sulla disciplina delle lobby». E c’è sempre il problema dell’eccessiva durata dei processi: «Sebbene la loro lunghezza stia avendo un trend positivo rimane ancora una sfida seria».
L’informazione
Un altro tema è l’informazione. «Diversi stakeholder ritengono che determinino una restrizione della libertà di stampa e del diritto dei cittadini di essere informati », si scrive. Mentre «le preoccupazioni maggiori riguardano un possibile effetto agghiacciante sui giornalisti che sono maggiormente esposti alle querele per diffamazione», osserva la Commissione. Infine, il documento di Palazzo Berlaymont ricorda che lo scorso anno era già stata emessa una raccomandazione «per la riforma della legge sulla diffamazione al fine di introdurre misure di salvaguardia del segreto professionale. Ma non sono stati compiuti passi avanti».
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