Assegno unico, la Commissione deferisce l’Italia alla Corte di giustizia Ue: «È discriminatorio»
La Commissione europea ha avviato decine di procedure di infrazione che colpiscono tutti gli Stati membri. Oggi – 25 luglio – da Palazzo Berlaymont sono state inviate 86 lettere di costituzione in mora e 34 pareri motivati. Non solo: la Commissione ha anche deciso di deferire 14 casi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Tra questi, un dossier riguarda Roma. Secondo l’organo esecutivo dell’Unione, non sono stati rispettati i diritti dei lavoratori mobili di altri Paesi Ue che operano in Italia, in relazione alle prestazioni familiari. L’oggetto della contesa giuridica è l’assegno unico e universale per i figli a carico: i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno due anni o i cui figli non risiedono in Italia non possono beneficiarne. Si tratta, per la Commissione, di «una discriminazione» e di «una violazione del diritto europeo in materia di coordinamento della sicurezza sociale e di libera circolazione».
Le motivazioni
L’assegno unico, per come è tarato oggi, sarebbe contrario a uno dei principi fondamentali dell’Unione, ovvero che i suoi cittadini siano trattati equamente in tutti gli Stati membri, senza distinzioni basate sulla nazionalità. «In base a questo principio – ha sottolineato Palazzo Berlaymont -, i lavoratori mobili dell’Unione europea che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale. I lavoratori mobili dell’Unione che lavorano in Italia senza risiedervi, coloro che si sono trasferiti di recente in Italia o coloro i cui figli risiedono in un altro Stato membro, dovrebbero ricevere le stesse prestazioni familiari degli altri lavoratori in Italia». Inoltre, nel regolamento europeo sul coordinamento della sicurezza sociale, è proibito «qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come le prestazioni familiari».
Le procedure di infrazione
Tra le procedure di infrazione che sono state aperte ai danni dell’Italia c’è quella riguardante la direttiva quadro sui rifiuti. Nella nota di Bruxelles viene spiegato che, nonostante il termine ultimo fosse fissato il 5 luglio 2020, Roma «non ha recepito correttamente diverse disposizioni della direttiva modificata», come ad esempio la responsabilità estesa del produttore, la garanzia di un riciclo di qualità, la raccolta differenziata e un sistema di tracciabilità. Il governo Meloni ha due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora. Poi c’è la procedura aperta sul copyright. Roma è esortata ad affrontare la questione della generale esclusione degli enti di gestione indipendenti dalla fornitura di servizi di intermediazione sui diritti d’autore in Italia.
Le altre procedure di infrazione
Allo stato attuale, l’Italia viola la libera prestazione dei servizi prevista dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, letto congiuntamente alla Direttiva sulla gestione collettiva dei diritti (2014/26/UE). Anche in questo caso, qualora da Roma non arrivassero le risposte adeguate, Bruxelles emetterebbe un parere motivato. Ancora, l’Italia è in procedura di infrazione per non aver applicato correttamente alcune disposizioni del sistema di prestazioni e tariffe per i servizi di navigazione aerea del Cielo unico europeo (Ses). I regolamenti europei prevedono che gli Stati membri ripartiscano «i costi comuni tra i servizi di navigazione aerea di rotta e quelli terminali in modo proporzionale sulla base di una metodologia trasparente. Gli Stati membri devono inoltre includere nei loro piani di prestazione sistemi di incentivi volti a sostenere il raggiungimento degli obiettivi prestazionali».
La libertà di stampa
Un coordinamento di giornalisti europei ha rappresentato il dispiacere all’esecutivo Ue per non aver avviato, contro l’Italia, una procedura di infrazione nell’ambito dei media. «Avremmo voluto che la relazione fosse più incisiva su alcuni aspetti, per quanto riguarda l’Italia. Ma ciò che conta è che la Commissione europea agisca, non appena l’European Media Freedom Act – l’Emfa – sarà attuato nei prossimi mesi. Come seguito alla relazione del Rapporto sullo Stato di diritto, chiediamo alla Commissione di avviare una procedura di infrazione contro l’Italia». Lo ha dichiarato a LaPresse il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti Ricardo Gutierrez. Gli altri Paesi sotto osservazione sono Slovacchia, Ungheria e Grecia. «In quanto principale organizzazione rappresentativa dei giornalisti in Europa – ha aggiunto Gutierrez -, saremo a disposizione della Commissione per documentare queste procedure. Chi viola la libertà di stampa deve essere punito. I risultati politici e scientifici di queste violazioni sono chiari. È ora di agire mettendo in campo le necessarie sanzioni europee».
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