I 30 turisti bloccati sulla funivia a Cortina: «La gente urlava e piangeva, qualcuno pregava. Pensavamo di morire»

Il guasto all’impianto elettrico per un fusibile bruciato. La paura di precipitare e la tragedia del Mottarone

Trenta turisti domenica 21 luglio alle 16 erano a bordo della funivia Freccia del Cielo, che collega il centro di Cortina d’Ampezzo con la vetta della Tofana di Mezzo. A causa di un guasto all’impianto elettrico forse innescato dalla saturazione dell’aria un fusibile bruciato ha mandato in blocco i motori della funivia. 21 passeggeri stranieri e i 9 italiani hanno atteso per molti minuti sospesi nel vuoto: «La cabina si è staccata all’improvviso dalla stazione di partenza ed è precipitata nel vuoto, in caduta libera. Un’accelerazione impressionante: in pochi istanti ci siamo ritrovati parecchi metri più in basso, sospesi sopra il precipizio, sfiorando le rocce. C’è stato uno strappo violento, la caduta si è arrestata e l’abitacolo ha cominciato a oscillare fino quasi a rovesciarsi. All’interno la gente urlava e piangeva, qualcuno pregava. Abbiamo pensato che stavamo per morire», raccontano oggi a Repubblica.


Paura di precipitare

La paura di chi era a bordo era che la cabina precipitasse a valle: «Anche perché alla prima caduta ne sono seguite altre due più brevi, non meno sconvolgenti. L’addetto ai comandi rassicurava, è riuscito a restare calmo, ma sentendo che la funivia riprendeva velocità non credevamo più alle sue parole», dice un turista romano salito con moglie e figlia. Ma i freni d’emergenza hanno resistito. La cabina è stata riportata dentro la stazione a quota 3.244 metri. L’abitacolo ha urtato contro le molle dei respingenti. E a molti è tornata in mente la tragedia del Mottarone. Anche se secondo Roberto Rimoldi, responsabile degli impianti, «Sulla Freccia nel Cielo i passeggeri non sono mai stati in pericolo di vita».


La funivia di Cortina

«Domenica tra le Dolomiti il meteo era pessimo, temporali e fulmini mai visti, altissima concentrazione di elettricità nell’aria. Le scariche si sono concentrate sulle parti metalliche e sulle funi. Nella stazione a monte ha avuto un problema il quadro elettrico e il freno d’emergenza si è inserito in modo automatico. In questi casi entra in funzione il motore di riserva, che ha permesso alla cabina di risalire fino alla stazione», aggiunge Rimoldi. Soltanto alle 20 è tornata la normalità: «Era quasi buio quando siamo usciti sul piazzale dello stadio del ghiaccio. Lungo la discesa nessuno ha fiatato, eravamo ancora nel panico».

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