La spesa militare italiana vola a 34 miliardi di euro. L’ultimo sì per comprare gli Eurofighter (che il ministro La Russa cancellò)
Armi (ovvero bombe) per completare gli ultimi Joint strike fighter F35 B, aereo militare a decollo verticale pensato per stare sulle cacciatorpediniere. Poi una nave per operazioni subacquee Comsubin – anche per il recupero di oggetti “pericolosi” in mare, si legge nella relazione illustrativa – e l’ammodernamento di due fregate cacciatorpediniere. In più, sempre per stare solo agli ultimi conti, altri 24 caccia Eurofighter, programma europeo (a cui partecipa Leonardo e quindi con una ricaduta importante per l’indotto metalmeccanico italiano) che quindici anni fa l’Italia ha abbandonato, preferendo gli F-35 americani, e in cui invece ora rientra. La spesa militare italiana sale, non sulle paghe del personale o sulla qualità degli alloggi ma, soprattutto, sul numero di armamenti. In qualche caso anche cambiando scelte avviate in precedenza sempre da governi di centrodestra. Se nelle audizioni conoscitive a Camera e Senato i vertici militari italiani avevano fatto richieste che arrivavano a circa 25 miliardi di euro, ora – e l’anno non è ancora finito – si scopre che siamo già a 34,6.
Il voto di oggi
L’ultimo voto su questo pacchetto di spese è arrivato questa mattina dalla commissione Difesa del Senato. I programmi militari, infatti, non vengono approvati per legge ogni volta ma si informano le due commissioni competenti di Camera e Senato che votano un parere (se negativo il governo può ripresentare il progetto all’aula con le sue contro-deduzioni). «Oggi anche la Commissione Difesa del Senato, dopo quella della Camera, con il solo voto contrario del Movimento 5 Stelle ha dato il via libera all’avvio di nuovi costosissimi programmi di riarmo – dichiarano dal Movimento cinque stelle i capogruppo nelle commissioni di Montecitorio e Palazzo Madama Marco Pellegrini e Bruno Marton – La Difesa incassa così l’ok definitivo ad altri 24 caccia Eurofighter Typhoon e per l’ammodernamento di due fregate classe Doria (240 milioni), che arriva subito dopo l’ok all’acquisto di due nuove fregate Fremm che non erano previste dal programma originale di 10 navi». Anche Arnaldo Lomuti, sempre del M5s è molto critico: «La premiata ditta G&G, Guido e Giorgia ha presentato al Parlamento programmi militari per un costo pluriennale complessivo di quasi 35 miliardi, dei quali quasi 23 solo in armamenti, con un impegno finanziario di mezzo miliardo l’anno. A chi servono tutti questi nuovi carri armati, tutti questi nuovi aerei e navi da guerra, tutte queste nuove bombe e missili? Ai cittadini italiani che chiedono nuovi ospedali, nuove scuole, nove forme di protezione sociale dalla povertà che avanza? O forse solo ai produttori di armi?».
Come si arriva a quasi 35 miliardi
La legge di Bilancio 2024 aveva già annunciato un aumento delle spese militari, con un aumento del 5,5% rispetto all’anno precedente (nelle spese del ministero della Difesa sono inclusi tutti i fondi per l’arma dei Carabinieri, che include molti servizi di pubblica sicurezza e il corpo forestale). E i programmi approvati finora dall’inizio dell’anno sono stati in tutto già 27. Come ben riassume l’osservatorio sulle spese militari italiane Milex, per il 2024 l’impegno è al momento di mezzo miliardo, in sole armi, escludendo gli ammodernamenti di basi e caserme. Andando per comparti, la spesa più impegnativa riguarda l’Esercito, che finora è stato quello con i mezzi più vecchi. Dei quasi 35 di spesa complessiva, più di 8 miliardi andranno solo all’acquisto di ben 272 carri armati pesanti Panther, prodotti dalla Rheinmetall (anche se poi Leonardo si occuperà di adattarli alle esigenze dell’Esercito italiano). L’altro acquisto dal prezzo a dir poco ragguardevole è quello dei 24 Eurofighter che produrrà Leonardo per 7,4 miliardi complessivi. Con un elemento che ha subito acceso le critiche, in particolare da parte del Movimento 5 stelle: il programma Eurofighter è stato abbandonato nel 2010 in favore degli americani F-35 – ministro della Difesa dell’epoca, Ignazio La Russa – con non poche polemiche e critiche, non solo da parte dell’opposizione, visto che la decisione portò ad un consistente aumento di spesa. Ora la decisione è di mantenere gli F 35 per il decollo verticale da fregata (comparto Marina) e spostarsi di nuovo sugli Eurofighter per l’Aeronautica, il tutto in attesa dello sviluppo del caccia di sesta generazione Tempest a cui partecipa Leonardo e che ha già detto di voler opzionare. Nell’elenco ci sono anche 21 nuove batterie missilistiche semoventi a lunga gittata Himars, dell’americana Lockheed Martin, per 960 milioni e, per rimpiazzare le armi cedute a Kiev, 12 lanciatori Stinger e 890 missili Spike prodotti dalla israeliana Rafael. La Marina, tra le altre cose, acquista due nuove fregate Fremm, prodotte da Fincantieri per quasi due miliardi di euro e due sottomarini, per un miliardo e 3. Il totale di tutto l’impegno di spesa è 34,6 miliardi di euro, di cui mezzo miliardo già quest’anno.
I rapporti con la Nato
Il ministro Crosetto ha spiegato più volte che gli impegni di questo ultimo periodo non arrivano comunque a coprire il famoso 2% del Pil chiesto dalla Nato e che farà una battaglia per scorporare le spese militari dal patto di stabilità europeo. La strategia italiana è “investire” in un maggior ruolo anche se finora, forse anche a causa dei rapporti tesi tra Crosetto e il segretario generale della Nato uscente Stoltenberg, non hanno portato all’atteso riconoscimento in tema di rapporti.
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