Annamaria Bernardini De Pace e le donazioni dei genitori ai figli: «Non fatele, poi vi abbandonano»
L’avvocata Annamaria Bernardini De Pace dice che le donazioni in vita dei genitori ai figli sono «scelte da non fare mai». In un’intervista al Corriere della Sera Bernardini parla del caso di Reinhold Messner, che festeggerà il compleanno da solo, senza i quattro figli: «Uno dei miei errori più grandi è stato lasciare loro la maggior parte del mio patrimonio prima della mia morte». Bernardini spiega che le donazioni è meglio evitarle «perché o la fai uguale a tutti i figli o in fase di successione e apertura del testamento succede un casino. E perché i figli, se gli dai tutto prima di morire, poi se ne fregano di te e non ti assistono. Non è che tutti i figli sono meravigliosi. Come non lo sono tutti i genitori».
Genitori e figli
Bernardini spiega che è inutile donare per evitare di pagare la successione: «Le tasse si pagano sia sulle donazioni sia sull’eredità e in entrambi i casi, per i figli, c’è la franchigia fino a un milione di euro: conviene informarsi e fare i conti bene. Ma nel mio studio ho un dipartimento di consulenze patrimoniali pre nozze e pre testamento e a tutti i clienti con beni importanti consiglio delle alternative, fra cui il trust, dove c’è un trustee che ha l’obbligo di far fruttare i beni e distribuire gli utili. Ma soprattutto, dico: non siete obbligati a lasciare un’eredità, potete spendere tutto. Le persone non lo sanno, credono di avere l’obbligo di lasciare soldi, case, beni». La donazione, se proprio va fatta, deve essere «identica a tutti e di un valore che non cambia nel tempo. Mi spiego: una casa oggi ha un valore, fra trent’anni, quando muoio, un altro. E, se nel frattempo il valore è raddoppiato, gli eredi legittimi possono chiedere il ricalcolo, per essere certi di avere la legittima per intero. Se uno ha tre figli e tre case, donarne una a testa non è buona idea. Meglio donare a tutti un terzo di ciascuna casa. Il problema è che una causa può durare vent’anni. Ma ripeto, il mio consiglio è non dare niente e godersi le cose fino alla fine».
Godersi le cose fino alla fine
L’avvocata spiega anche che la donazione è un contratto «in cui la generosità del donante arricchisce il donatario e i due sono legati per sempre, se il donante è in stato di bisogno ha il diritto di ricevere gli alimenti dal donatario». Quindi si possono revocare «per ingratitudine del donatario e quando nascono nuovi figli. E le donazioni sono annullabili se fatte per un motivo sbagliato o per errore o per violenza, per dolo, o perché sei stato obbligato». I motivi di revoca sono molti: «Se il donatario parla male di te, ti ingiuria, è ingrato. Se un figlio ha ricevuto una casa e poi abbandona i genitori nel momento del bisogno, l’ingratitudine c’è. Un mio cliente aveva comprato al figlio casa e auto, poi è stato male, ha perso la seconda moglie e il figlio non è andato neanche a trovarlo in ospedale. Aveva avuto tutto, ma era arrabbiato perché il padre aveva sposato una donna giovane. Gli ho fatto revocare le donazioni».
Figlio unico
C’è un’obiezione: se il figlio è unico gli tornerà tutto per testamento. «Infatti, ho suggerito al padre di spendere tutto e l’ha fatto, ha dato anche dei soldi a un frate francescano conosciuto in ospedale. Io sono contraria alla legge di successione che abbiamo in Italia, meglio quella americana, dove ognuno può lasciare i suoi beni a chi vuole. Se la cambiassimo anche noi, avremmo meno anziani soli e meno anziani nelle case di riposo», risponde Bernardini. Infine, il consiglio a Messner «di organizzarsi bene per quando morirà, scrivendo tutto nei particolari e, intanto di spendere tutto in alberghi di lusso».
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