La studentessa molestata a Berlino accusa la preside: «Mi ha detto “Sei bella, abituati”»

La ragazza racconta la mano sul sedere e l’intervento dei prof. Poi il ritorno in Italia

Anna, 18 anni, è stata molestata a Berlino durante una gita di scuola. Ha raccontato che quando è stata convocata dalla dirigente scolastica per la vicenda, la donna le ha detto: «Ti ci devi abituare». La preside ha smentito. Ma la ragazza oggi in un’intervista a La Stampa torna a raccontare la vicenda e reitera le sue accuse nei confronti della dirigente. «Era l’ultima sera. Avevamo finito di cenare, ero fuori, all’ingresso dell’ostello. C’era un clima poco rassicurante: il posto era pieno di uomini adulti ubriachi, non c’erano famiglie», esordisce. Lei era « con due amiche. Dalla hall vedevamo uomini più grandi che facevano festa. Faceva freddo, ero in tuta. A un certo punto mi sento una mano sul sedere». A quel punto «mi sono girata e gli ho urlato in italiano: “Che cosa hai fatto?”». E lui «ridendo si è messo le mani in tasca chiedendomi in inglese se volessi un accendino. Le mie compagne mi hanno subito portato via, da uno dei professori che ci accompagnavano».


L’intervento

Anna racconta che «inizialmente ha parlato una delle mie amiche: io tremavo, non riuscivo a dire niente. È intervenuta anche la guida che ci accompagnava e la guardia di sicurezza dell’ostello. Io ho indicato l’uomo». Ma loro gli hanno detto che era insensato denunciare. Hanno sminuito il fatto e lei è scoppiata a piangere: «Il mio professore è stato gentile, mi ha poi scritto che non si immaginava nemmeno cosa significhi subire pressioni e violenze quotidiane e che come scuola educano affinché questi episodi non avvengano. Gli insegnanti si sono poi dati il turno per fare la guardia fuori dalla porta della nostra stanza per tutta la notte». Una volta tornati in Italia i genitori hanno chiesto un appuntamento alla preside, che però non era in istituto. Il martedì successivo la dirigente scolastica la convoca nel suo ufficio.


La dirigente

Lei era sola: «La preside mi ha subito detto: “Sei maggiorenne, sei responsabile delle tue azioni”. C’erano anche altri tre insegnanti tra cui quello che ci ha accompagnati in gita. Sempre la preside mi chiede: “Cosa vuoi ottenere?”. Io volevo solo parlarne». Ci è riuscita «pochissimo. Continuavano a interrompermi. La dirigente diceva che ci aveva messo mesi per organizzare una gita che andasse bene. Mi ha detto: “Sei una bella ragazza, ti ci devi abituare”». E non è andata bene: «Piangevo, non mi hanno neanche dato un fazzoletto. Continuavano a sminuire la cosa. Mi hanno solo voluto spaventare con quell’incontro, eppure la preside è sempre in prima linea nelle manifestazioni contro la violenza sulle donne». La dirigente sostiene che non si tratti di violenza, «al massimo di un apprezzamento per la gonna corta». «Non è vero. E io non avevo la gonna ma un giaccone e i pantaloni lunghi». Successivamente i suoi genitori hanno incontrato la dirigente? «No. Hanno provato a ricontattarla per un appuntamento, ma non si è mai resa disponibile».

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