Il decreto liste d’attesa e l’estate senza dottori: «Nel 2026 15 milioni senza medico di famiglia»

Una misura tampone e non risolutiva. Mentre i dottori lasciano e non vengono sostituiti. Il rischio deserto nel 2026 e gli esami dai privati

Il Dl liste d’attesa è legge. Ma la dotazione rimane un mistero. E intanto gli studi dei medici di famiglia chiudono per ferie. Perché con la carenza di dottori non si trovano i sostituti. E c’è chi è costretto a pagare per gli esami del figlio. Mentre le critiche al governo Meloni arrivano anche dalla sua maggioranza. «È una misura tampone e non risolutiva», dice Licia Ronzulli di Forza Italia, vicepresidente del Senato. E secondo Silvestro Scotti, segretario della Fimmg (il sindacato dei medici), nel 2026 ci saranno 15 milioni di italiani senza medico di famiglia, «oppure ciascuno di loro dovrà arrivare ad assistere fino a 2.500 pazienti». Mentre già oggi manca a 4 milioni «o ne hanno uno che deve seguire troppi pazienti». E mentre in alcune Asl ci sono gli ambulatori per i pazienti, c’è allarme per i malati cronici.


Il decreto

Il decreto liste d’attesa è fatto di sette articoli. Ma quelli che parlano di copertura finanziaria sono tre. Per l’implementa dei servizi di salute mentale, all’interno dei limiti di spesa del Programma Nazionale. Per gli organismi di controllo delle Asl. E per la riduzione della tassazione degli straordinari dei medici. Non ci sono invece soldi per l’assunzione di personale o l’acquisto di nuove apparecchiature. La misura più importante, spiega oggi Repubblica, è il Salta Fila. Dovrebbe garantire visite ed esami entro i termini di legge. Dando all’Asl l’obbligo di usare una struttura privata se non c’è posto in quelle pubbliche entro i termini. Ma i soldi non ci sono. O meglio: ci sono i 500 milioni assegnati lo scorso anno. Il ministro Orazio Schillaci dice alle Regioni di usare quello che è rimasto. Ma gli enti quei soldi li hanno già spesi in larga parte.


In studio la sera e il week end

Il provvedimento prevede la possibilità di visitare i pazienti in fasce orarie diversificate, dalla sera al week end. Ma mancano i professionisti. E non c’è un euro per nuove eventuali assunzioni. È stato rimosso il tetto ma non sono state finanziate. Quindi serve a poco. Le misure per gli straordinari invece vanno a scontrarsi con il fatto che già oggi i medici si trovano in una fase di superlavoro e rischiano il burnout. C’è poi la creazione del Cup regionale. Che però ci sono già secondo le Regioni. Anche se secondo un’indagine di Cittadinanzattiva soltanto la metà mostra online l’aggiornamento in tempo reale dei tempi di attesa nel pubblico e nel privato. Tra le norme c’è anche quella che impone a chi non disdice una visita almeno due giorni prima l’obbligo di pagarla lo stesso. E quella che impone al medico di lavorare più ore nel pubblico che nel privato.

La carenza di medici di famiglia

Ma intanto c’è da affrontare anche la carenza di medici di famiglia. La Stampa spiega oggi che mancano i sostituti. A meno di non farsi sostituire da un collega. Che a quel punto si trova a dover assistere 3.000 pazienti invece che 1.500. E dovrebbe dedicare circa sei minuti a ogni visita per farcela. Invece, spiegano dalla Fimmg, c’è chi arriva ad anticipare di un paio di mesi il pensionamento per evitare di dover rinunciare alle vacanze. I numeri di Istat e Agenas confermano che negli ultimi 15 anni tra medici di base, pediatri e guardie mediche si sono persi per strada 13.788 camici bianchi schierati sul territorio. In pratica è venuto a mancare un medico su cinque.

Il deserto del 2026

Scotti della Fimmg dice al quotidiano che la situazione è destinata a peggiorare a breve. «Se una volta i medici di famiglia chiedevano di poter rimanere in servizio fino a 72 anni ora scappano in anticipo. Magari quando arriva l’estate per non perdersi le vacanze. Per non parlare dei carichi di lavoro, perché non solo sono aumentati gli assistiti da ciascun medico, ma tra loro ci sono sempre più anziani afflitti da policronicità che richiedono molte più attenzioni e tempo che non c’è», spiega. E mancano i sostituti per quelli che vanno in pensione: In Lombardia per 1.349 posti vacanti si sono presentati in 399, nelle Marche c’erano da coprire 227 studi medici, sono stati assegnati solo 15 incarichi. In Piemonte sono stati banditi 440 posti ma si è riusciti ad assegnarne solo 200, di cui 150 a medici in formazione».

Gli esami dai privati

L’utenza è naturalmente furiosa. Anche perché c’è chi è costretto a pagare per l’esame dei figli. Anche se per gli under 14 è prevista l’esenzione. Come Alessandra Palma, il cui figlio aveva bisogno di una radiografia assiale del ginocchio dopo aver subito la fuoriuscita della rotula. Quando ha provato a prenotarla il call center della Lombardia non riusciva neanche a trovare le prestazioni prenotabili per questo tipo di accertamento. «Ho iniziato a fare il giro di tutti gli ospedali, pubblici e privati convenzionati, della mia zona: sono stata a Desio, a Seregno, due volte a Monza. Ogni volta sono andata direttamente allo sportello della struttura per prenotare: io ho potuto farlo, ma certo non è da tutti. Una persona anziana come avrebbe potuto fare tutto questo via vai?».

Tre mesi

Ma purtroppo «o non c’erano macchinari disponibili per fare l’esame, oppure le agende erano tutte piene». Ha perso così «più di tre mesi: alla fine, stanca e desiderosa di far fare a mio figlio l’esame, mi sono rassegnata. E, nonostante l’esenzione a cui avrebbe avuto diritto, ho pagato: a quel punto il posto in agenda si è subito trovato, così come la disponibilità del macchinario». Per questo Forza Italia va all’attacco con Ronzulli: «C’è bisogno di una vera riforma del Servizio sanitario nazionale, che nessuno negli ultimi 30 anni ha avuto il coraggio di fare. Noi il coraggio lo abbiamo e la realizzeremo entro la fine della legislatura».

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