Giovanni Toti lascia: dimissioni da presidente della Liguria, al voto a ottobre?
Il presidente della Liguria Giovanni Toti si dimetterà nelle prossime ore. Dopo ottanta giorni di arresti domiciliari per l’inchiesta in cui è accusato di corruzione, falso e abuso d’ufficio lascerà la poltrona di governatore. E contemporaneamente farà partire la richiesta di revoca della misura cautelare alla Giudice delle Indagini Preliminari che ha disposto nei suoi confronti la custodia nella villa di Ameglia. Le misure sono due: c’è anche quella per finanziamento illecito. Le dimissioni di Toti daranno virtualmente il via alla campagna elettorale per la presidenza della Regione Liguria. Dove ci sono già due candidati: l’ex ministro della Giustizia ed esponente Pd Andrea Orlando e il leghista Edoardo Rixi, vice di Matteo Salvini al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il lungo addio di Giovanni Toti
La scelta delle dimissioni viene mentre l’inchiesta è alle battute finali. E sul governatore della Liguria aleggia lo spettro del processo immediato custodiale. I pubblici ministeri Luca Monteverde e Federico Manotti potranno disporlo a partire da martedì 30 luglio. Ovvero quando scadranno i termini per presentare ricorso al tribunale del riesame contro i domiciliari. Che Toti comunque non farà, come ha assicurato in più occasioni il suo legale Stefano Savi. Per il presidente questo significherebbe finire subito a processo, senza passare dal giudice per l’udienza preliminare. E soprattutto restando agli arresti nella villa di Ameglia. Con le dimissioni invece l’istanza per la revoca dei domiciliari non avrebbe motivi per non essere accolta. Perché senza la carica decade il rischio di reiterazione del reato. Con il ritorno in libertà in ogni caso Toti potrebbe lo stesso ricevere l’avviso di conclusione indagini, prodromo della richiesta di rinvio a giudizio.
La lista Toti
Ieri intanto in consiglio a Genova è stato formalizzato il cambio di nome per Cambiare – Con Giovanni Toti, che adesso non ha più la parola “presidente” nel nome. Perché, come hanno spiegato i consiglieri, in caso di elezioni così non dovranno raccogliere di nuovo le firme. Una scelta che tradisce l’intenzione di non candidarsi da parte di Toti. Per lo meno non a presidente. La tornata elettorale sarà anticipata tra ottobre e novembre, forse accorpata con le urne in Emilia-Romagna e Umbria.
Sul Giornale di oggi Vittorio Feltri parla proprio dell’addio alla carica da parte di Toti: «Caro Giovanni non temere, non sarebbe un’umiliazione, non si tratterebbe di una resa al potere delle toghe, ma solo un modo per tornare a riprendersi la propria vita, quella che ora non è più tua perché in ostaggio di vicende giudiziarie che finirebbero per stritolarti, come è successo ai tanti che tutti noi ricordiamo, anche quelli che non sono sopravvissuti alla violenza giudiziaria. Noi umili giornalisti scribacchini di quotidiani e i colleghi televisivi ti aspettiamo a braccia aperte».
L’inchiesta alle battute finale
Intanto l’inchiesta che coinvolge il governatore è alle battute finali. In procura sfilano gli ultimi testimoni. Dovrebbe concludersi a breve l’analisi forense dei telefonini e dei dispositivi sequestrati quasi tre mesi fa poi la procura valuterà cosa fare per Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Una scelta che non potrà arrivare prima di martedì visto che lunedì scadono i termini per il governatore per presentare un eventuale ricorso al Riesame per la seconda custodia cautelare. Un tempo che potrebbe non trascorrere senza colpi di scena, perché formalizzare le dimissioni consentirebbe a Giovanni Toti di chiedere subito la revoca degli arresti domiciliari. E se Toti venisse rimesso in libertà nei prossimi giorni potrebbe disinnescare una eventuale richiesta di giudizio immediato della Procura.
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