Cuneo, così la giornalista ex modella ha incastrato il fotografo stupratore: 5 denunce per violenza sessuale di gruppo
Con la sua agenzia Models Italian Academy di Cornegliano d’Alba (Cuneo), Paolo Ferrante ha promesso a diverse ragazze compensi elevati e contatti con case di moda e televisioni. Promesse che, tuttavia, non si sono mai materializzate, mentre sui social continuavano a essere pubblicate foto di altre donne e nudi artistici. Tutto è andato liscio per l’uomo, fino a quando Stefania Secci, ex modella e attuale giornalista investigativa, ha iniziato a indagare su Ferrante e sulla sua agenzia dopo aver iniziato a nutrire alcuni sospetti su presunte irregolarità. La Procura di Asti e i carabinieri di Alba stanno indagando su Ferrante, dopo aver raccolto ben cinque denunce di violenza sessuale di gruppo. In due di questi casi, si trattava di rapporti non consensuali completi. In un caso, Ferrante sarebbe stato accompagnato anche dal suo assistente Daniele Ferrero, 36 anni. Secci ha raccontato di essere stata avvicinata in modo inappropriato da Ferrante durante uno shooting e, dopo aver visto altre ragazze in situazioni simili, ha deciso di denunciare e incoraggiare altre a fare lo stesso.
La dinamica dei fatti
Tutto è iniziato nel 2022 quando Stefania Secci si è avvicinata all’agenzia per poi iniziare a collaborare con loro all’inizio del 2023. In ballo c’era anche un progetto contro la violenza sulle donne. Ferrante le aveva proposto di diventare influencer per il suo brand, ma i pagamenti promessi non le sono mai arrivati. Non solo. Durante uno shooting, Ferrante avrebbe tentato di toccarla in modo inappropriato, portando così Secci a interrompere ogni collaborazione e a indagare su di lui e sull’agenzia. La giornalista ha descritto Ferrante come un manipolatore che sfruttava persone vulnerabili e non pagava i suoi collaboratori. L’uomo ora è in custodia cautelare alle Vallette di Torino, mentre il suo assistente Daniele Ferrero è finito agli arresti domiciliari. Lunedì sono previsti gli interrogatori di garanzia e non si esclude che possano arrivare nuove denunce. Il procuratore capo di Asti, Biagio Mazzeo, ha definito il caso come «la punta di un iceberg».
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