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Parla l’ideatore della cerimonia delle Olimpiadi dopo la rivolta dei vescovi: «In Francia diritto di amare chi vuoi»

27 Luglio 2024 - 17:14 Massimo Ferraro
Thomas Jolly difende l'evento di apertura di Parigi 2024, dopo la protesta della Conferenza episcopale francese e dell'arcivescovo di San Francisco

Con le Olimpiadi di Parigi 2024 entrate nel vivo, con il ricco calendario di gare in corso, è tempo di bilanci sulla cerimonia di apertura dei Giochi che ha visto sfilare lungo la Senna le oltre 200 delegazioni di atleti che partecipano all’evento. Una cerimonia unica nel suo genere, solitamente confinata in uno stadio e organizzata invece per questa edizione come un corteo itinerante per la città. Non sono mancate le polemiche e la più forte riguarda il simbolismo scelto dagli organizzatori. Tirato in causa dai vescovi francesi, e non solo, in conferenza stampa l’ideatore dello spettacolo che ha accompagnato gli atleti fino all’accensione della fiamma olimpica ha difeso le sue scelte. «Non volevo essere sovversivo, né scioccare nessuno. Semplicemente, in Francia abbiamo il diritto di amarci, come vogliamo e con chi vogliamo», ha detto Thomas Jolly, «abbiamo il diritto di credere o di non credere. Ieri sera, abbiamo messo in scena semplicemente le idee repubblicane, di benevolenza e di inclusione». Mentre anche dall’Italia sono arrivate voci critiche per la cerimonia, l’ira dei vescovi si è concentrata sullo spettacolo di drag queen che avrebbe rappresentato l’Ultima cena. «Questo è quello che ho visto ieri: la gente che ballava, che lavorava, anche gli atleti, tutti erano sotto la pioggia e noi stavamo insieme a celebrare questa umanità condivisa, in cui spero tutti abbiamo potuto riconoscerci, ritrovare noi stessi e poter dire: “Siamo tutti diversi, siamo tutti insieme”», ha concluso Jolly, che ha parlato a lungo anche dell’ospite inatteso, la pioggia.

Olimpiadi, le accuse dei vescovi

Le parole di Jolly provano a placare le critiche arrivate dalla destra e dalla Conferenza episcopale francese, che in una nota ha espresso il proprio malumore. «La cerimonia di apertura proposta dal Comitato organizzatore ha offerto ieri sera al mondo intero meravigliosi momenti di bellezza, di allegria, ricchi di emozioni e universalmente apprezzati», si legge nel messaggio dei vescovi di Francia, «purtroppo, deploriamo in modo molto profondo le scene di derisione e di scherno sul cristianesimo. Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che si sono sentiti feriti – continua il documento – per gli eccessi e la provocazione di alcune scene. Auspichiamo che capiscano come la festa olimpica vada molto al di là dei partiti presi ideologici di qualche artista». Anche se non viene citata direttamente, proprio lo spettacolo delle drag queen sembra il bersaglio dell’attacco. «Lo sport è un’attività umana meravigliosa, che rallegra profondamente il cuore degli atleti e degli spettatori, largo ora alle competizioni, che portano verità, consolazione e gioia a tutti», concludono i prelati. Ancora più duro il messaggio dell’arcivescovi di San Francisco, Salvatore J. Cordileone, teologo conservatore e promotore della celebrazione della messa in latino secondo il vecchio rito, ma anche per la sua opposizione al matrimonio e alle adozioni per le coppie omosessuali: «Il fondamentalismo secolare si è ormai infiltrato nelle Olimpiadi, arrivando persino a bestemmiare la religione di oltre un miliardo di persone. Farebbero lo stesso con qualsiasi altra religione? Chiedo a tutti i nostri di pregare per un ripristino della buona volontà e del rispetto».

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