Elena Agiurgioai, morta a 11 anni dopo una biopsia: «La tosse era provocata da un tumore»

Ricoverata al Regina Margherita di Torino. Prima l’antibiotico e le visite dalla pediatra

Elena Agiurgioai, 11 anni, viveva a Chieri, nel Torinese. È morta all’ospedale Regina Margherita dopo una biopsia. Da tempo soffriva di una tosse che l’aveva debilitata e fatta dimagrire: le si vedevano le costole quando giocava in cortile. La biopsia ha rivelato una massa tumorale a un polmone. La direzione sanitaria dell’ospedale ha inviato tutte le carte in procura. Che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti. Il pubblico ministero Gianfranco Colace vuole verificare se alla bambina sia stata data l’assistenza sanitaria di cui necessitava. I risultati dell’autopsia devono ancora arrivare. Il padre Dan e la mamma Elisabetta hanno presentato una denuncia ai carabinieri.


Il calvario

La Stampa racconta che il calvario della bambina è iniziato due settimane fa, durante una visita dalla pediatra. La dottoressa le prescrive una cura antibiotica. La bimba però è già debilitata: «Era abbastanza gracile ma, improvvisamente, nel giro di pochi giorni mi è sembrato che si fosse asciugata ancora di più dimostrando una magrezza davvero strana», dice un vicino di casa. Nel pomeriggio dell’11 luglio è fissato l’ennesimo controllo dalla pediatra: «Dottoressa non è cambiato nulla, non ci sono miglioramenti». A quel punto lei la manda al Pronto Soccorso. Dove viene sottoposta ad una radiografia al torace e agli esami del sangue, come spiega Bruno Osella, commissario dell’Asl To5. I medici hanno il sospetto della patologia oncologica polmonare e la mandano al Regina Margherita. Il trasferimento avviene il 12 luglio in ambulanza.


La biopsia e la morte

La bambina resta al Regina Margherita alcuni giorni. Scherza con la madre e manda messaggi alla sorella più piccola. Poi il 20 luglio la biopsia, ovvero l’asportazione di una porzione di quella massa per esaminarla al microscopio ed evidenziare eventuali anomalie. Ma il cuore di Elena si ferma. «Vogliamo solo capire che cosa è successo ma non possiamo dire nulla finché la magistratura non farà luce», dice la madre.

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