La rabbia della madre di Alex Marangon: «Ucciso alla festa per vendetta, si è ribellato a una violenza». Il giallo delle analisi sull’ayahuasca

Il laboratorio di Trieste non sarebbe in grado di analizzare sostanze come quelle usate durante il rito sciamanico sul Piave. Le indagini in stallo e l’omertà degli «amici» del 25enne

«Siamo demoralizzati, arrabbiati, perché vediamo che è tutto fermo» dice Sabrina Bosser, madre di Alex Marangon, il 25enne scomparso dopo una festa sciamanica e trovato morto tre giorni dopo nel Piave. A un mese dall’apertura delle indagini, la famiglia del barman aspetta ancora di conoscere la verità sulla morte del ragazzo. Dal ritrovamento del corpo con il cranio e le costole fracassate, le ipotesi sulla morte di Marangon sono rimaste ancora tutte aperte. Da quella del suicidio, a cui la famiglia non riesce a credere, a quella dell’omicidio, su cui però le indagini non sembrano riuscire ad avanzare. A frenare l’inchiesta sarebbe anche il muro di omertà da parte di chi era presente alla festa, come denuncia Bosser alla Stampa.


Le analisi impossibili

Uno sviluppo possibile nell’inchiesta doveva arrivare con l’esito degli esami tossicologici. Quei test secondo la madre di Marangon sarebbero «il fulcro delle indagini», ma dei risultati non ci sarebbe ancora traccia: «La dottoressa che abbiamo nominato ci ha spiegato che il laboratorio di Trieste non è in grado di indagare su determinate sostanze: l’ayahuasca, il gambo. Eppure la procura si ostina a proseguire su questa strada».


Le indagini in stallo

Bosser lamenta che tutto sia stato preso sottogamba sin da subito. Non ci sono indagati, né nulla è stato messo sotto sequestro. I curanderos presenti alla festa sono stati sentiti prima dai giornalisti che dagli inquirenti. Il giorno dopo la scomparsa di Marangon, nell’abbazia di Vidor, nel Trevigiano, c’è stato anche un matrimonio: «La chiesa era tirata a lucido. Se nostro figlio è stato ucciso lì, significa che le prove sono state eliminate. L’area non è mai stata recintata. E gli inquinrenti sono tornati solo a distanza di giorni, per cercare delle conferme alla teoria del suicidio».

Il sospetto della vendetta

Secondo la donna, suo figlio la sera prima di sparire ha assistito a una violenza e si è rifiutato di partecipare, «si è ribellato». Qualcun alto «ha reagito, ammazzandolo di botte, magari per paura che parlasse». Bosser racconta poi di aver indagato sui riti sciamanici, facendo una scoperta inquietante: «Esistono riti che avvengono proprio il 30 giugno e il 30 dicembre, con il loro apice alle 3 di notte: un sacrificio. Alex è stato ucciso alle 3 di notte del 30 giugno».

La chiamata tardiva ai carabinieri

Sarebbero passate ore prima che i carabinieri venissero chiamati dopo la scomparsa di Alex Marangon. Secondo Bosser i partecipanti alla festa «hanno fatto un voto di omertà, per non dare la colpa a nessuno. Oppure qualcuno ha comprato il loro silenzio o si sentono minacciati». Tutte persone che Alex considerava amici: «Mi diceva che gli volevano bene. E invece lo hanno colpito alle spalle. Sono dei vigliacchi».

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