Femminicidio Giulia Cecchettin, le scuse del padre di Turetta: «Erano frasi stupide, avevo paura si suicidasse»

Nicola Turetta torna sul colloquio avuto in carcere con suo figlio: «Gli ho detto solo tante fesserie, vi supplico, siate comprensivi»

«Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi». Nicola Turetta affida i suoi pensieri al Corriere della Sera all’indomani dell’uscita del contenuto del colloquio privato avuto in carcere con suo figlio Filippo Turetta, arrestato per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin lo scorso novembre. Nell’incontro al Montorio di Verona, il padre rassicurava il reo confesso di femminicidio dicendogli, tra le altre cose: «Non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Devi farti forza, non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri». Uno scambio che in serata aveva commentato anche la sorella di Giulia, Elena Cecchettin: «Di mostri non ce ne sono, c’è però una normalizzazione sistematica della violenza, e in quanto sistematica dipende da tutti. Bisogna rifiutare ogni giustificazione perché nessuna vittima deve rimanere solo una statistica». Ora Nicola Turetta chiede scusa per le sue parole e spiega in quale contesto sono state pronunciate: «Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli».


Femminicidio Giulia Cecchettin, il colloquio in carcere tra Filippo Turetta e il padre

«C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni, ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio», spiega Nicola, sottolineando come dal timore di un gesto estremo del figlio non fosse riuscito a dormire. «Sto malissimo. Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l’altro mio figlio», dice riguardo a quanto trapelato di quel colloquio, avvenuto lo scorso dicembre, «ora si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali. Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro. Abbiamo un altro figlio a cui pensare, dobbiamo cercare di andare avanti in qualche modo, anche se è difficilissimo». Poi risponde a chi lo dipinge come un mostro: «Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse. Provo vergogna per quelle frasi, non le ho mai pensate». Ora quei timori che lo affliggevano si sono attenuati: «Filippo ora si rende conto di quello che ha fatto. Siamo riusciti infatti ad affrontare l’argomento. Vuole scontare la sua pena. Non ha nessuna speranza o intenzione di sottrarsi alle sue responsabilità».


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