Truffa sventata a Maranello: chiama il dirigente della Ferrari con un deepfake del Ceo, ma lui lo scopre con uno stratagemma
Avevano architettato tutto nei minimi dettagli i truffatori che pochi giorni fa hanno contattato un dirigente della Ferrari fingendosi l’amministratore delegato Benedetto Vigna. Lo hanno fatto con un deepfake, una delle tante meraviglie di cui è capace l’intelligenza artificiale, con la quale è possibile riprodurre immagine e voce di una persona in maniera spesso indistinguibile o quasi dall’originale. Spesso vengono utilizzati per pubblicità online dagli scopi truffaldini. Era un martedì quando uno dei dirigenti della casa di Maranello ha ricevuto una serie di messaggi da un numero sconosciuto. Sul profilo WhatsApp la foto era quella di Vigna. Non la solita, ma una plausibile: abito elegante e cavallino sullo sfondo. Il discorso per messaggio sembrava sensato: l’operazione è pronta per essere chiusa e tutte le parti legali sono già state informate. «Stai pronto e massima discrezione», avvertiva il finto Vigna.
La domanda che ha sventato la truffa alla Ferrari
Poco dopo arriva la chiamata, con la quale vengono chiariti alcuni aspetti. Il numero non è il solito perché si deve stare lontani da occhi e orecchie indescrete, soprattutto quelle dei cinesi. Viene ribadita la sensibilità dell’affare. Eppure qualcosa non torna, il dirigente dall’altra parte della cornetta nota che Vigna ha una voce un po’ meccanica, metallica. Così, monta il sospetto. Ma come accertarsi della sua fondatezza? Il dirigente ha un colpo di genio: parlare con (il presunto) Vigna di qualcosa che sapevano solo loro. «Scusa Benedetto, ma devo esser certo che sia tu. Qual è il libro che mi hai consigliato pochi giorni fa?», chiede il dirigente citato da Bloomberg. Il libro era Il decalogo della complessità di Alberto Felice De Toni. Ma questo, ovviamente, il deepfake non lo sapeva. Per cavarsi d’impiccio, infatti, ha semplicemente chiuso la telefonata, confermando i sospetti del dirigente.
Come difendersi dai deepfake
L’amministratore delegato (quello vero) ha avviato un’indagine interna per capire esattamente come il dirigente possa essere stato contattato. Ma nel frattempo, la storia funge da monito e da guida per tutti coloro che dovessero trovarsi in una situazione simile. Non è chiaro cosa sarebbe successo se il dipendente avesse proseguito la conversazione come nulla fosse, ma nella grande maggioranza dei casi, l’obiettivo di questo genere di truffe è ottenere denaro da chi viene abbindolato. Dunque, è probabile che ad un certo punto il deepfake avrebbe trovato un modo per fare una richiesta di pagamento al dirigente. Un esempio da tenere a mente in un periodo in cui la facilità di accesso agli strumenti di intelligenza artificiale rende sempre più semplice e veloce organizzare un raggiro di questo tipo.