L’Europa non vuole vietare l’orto di casa

L’informazione falsa fa riferimento a un regolamento mai approvato che comunque non sarebbe stato applicato ad aziende con meno di dieci dipendenti e di due milioni di euro di fatturato

«Ci vogliono vietare di fare l’orto di casa per poterci vendere i semi prodotti dalle multinazionali del cibo»? Questa è la teoria diffusa da numerosi post virali su Facebook, che riprendono una vecchia notizia falsa e la riportano in auge, nonostante, oggi come allora, fosse chiaro che l’Europa non vuole vietare l’orto di casa. Vediamo nel dettaglio come nasce la bufala.

Per chi ha fretta:

  • Post online sostengono che l’Unione Europea voglia «vietare l’orto di casa».
  • Non è – e non era – previsto nessun divieto.
  • L’informazione falsa circola dal 2013.
  • Essa fa riferimento a una proposta di regolamento dell’Ue che prevedeva l’esclusivo uso di sementi registrate in un elenco comunitario per le aziende agricole.
  • Ma la regola sarebbe valsa solo per le aziende agricole con almeno 10 dipendenti e due milioni di euro di fatturato, non per gli orti domestici.
  • La proposta è stata bocciata dall’Europarlamento nel 2014.
  • Quindi, l’Ue non vuole vietare l’orto di casa.

Analisi

Vediamo lo screenshot di uno dei post oggetto di verifica (altri qui, qui e qui). Nella descrizione si legge:

Vogliono vietarci gli orti, ma risparmierò CO2 se coltivo in giardino e non importo dall’estero… il problema potrebbero essere i brevetti delle sementi

“L’Europa ci vieta di fare l’orto, ma come? Ma ci spiegano che c’è riscaldamento globale, la crisi climatica, la CO2, ma io risparmierò sicuramente CO2 se le patate e i pomodori di coltivo del giardino sotto casa non le faccio venire dalla Cina con una nave container che consuma una

«L’Ue vuole vietarci gli orti» – la fonte della bufala

La fonte indicata dall’articolo a cui i post rimandano è un video su YouTube pubblicato il 19 aprile 2024 dal canale «100 Giorni da Leoni» con il titolo «L’OMS e le nuove MINACCE / Balanzoni, Vitangeli, Rocchesso». Il testo dell’articolo è una trascrizione quasi letterale di quanto viene pronunciato a 44′ 30” da Arnaldo Vitangeli, presente online principalmente su YouTube e Telegram. Nella descrizione del suo canale YouTube si legge:

«Il Puzzle è la web tv fondata e diretta da Arnaldo Vitangeli. Nato nel 2010 con il nome Lafinanzasulweb, il canale aveva come ‘obbiettivo principale quello di opporsi alle teorie economiche neoliberiste, e di proporre una nuova visione dell’economia che mettesse al centro l’Uomo e non il mercato, Negli anni Lafinanzasulweb ha ampliato il suo campo di analisi, a partire dalle questioni geopolitiche, culturali, sanitarie e, infine belliche. Nel 2024 Lafinanzasulweb è divenuta “il Puzzle”, con un cambio di nome che riflette l’obbiettivo fondamentale che ci siamo dati, che non è solo informare ma soprattutto mostrare le connessioni tra fenomeni ed eventi apparentemente separati ma che in realtà fanno parte di un unico grande disegno».

La bufala storica

La narrazione è quella tipica di alcune teorie del complotto contro l’Unione Europea e altre grandi organizzazioni interazionali. «Loro» ci vietano di produrre il «nostro cibo naturale» per favorire quello «industriale, e gli OGM delle multinazionali». La bufala secondo cui l’Ue vorrebbe «vietare l’orto di casa» circola da anni. Almeno dal 2013, come si può constatare in questo articolo di Libero nel quale il concetto viene esplicitamente ribadito. Oltre dieci anni hanno anche le prime smentite, spesso valide tutt’oggi, come quella su sito del Movimento Internazionale Slow Food.

La proposta di regolamento (bocciata)

La teoria fa riferimento a una proposta di regolamento europeo dell’Europarlamento e del Consiglio del 2013, poi respinta definitivamente dall’Europarlamento nel 2014.

Nel testo si legge:

Le prescrizioni per la messa a disposizione sul mercato di materiale riproduttivo vegetale possono essere riassunte come segue:

– appartenere a una varietà o a un clone iscritti in conformità delle disposizioni del presente regolamento;

– essere conforme alle prescrizioni specifiche adottate per la categoria di commercializzazione in questione per genere e specie;

– essere etichettato con un’etichetta ufficiale per materiale prebase, di base o certificato o, nel caso di materiale standard, con un’etichetta dell’operatore;

– essere conforme alle prescrizioni relative alla movimentazione;

– essere conforme alle prescrizioni in materia di certificazione e identificazione.

Ma anche che:

L’articolo 14, paragrafo 1, non si applica al materiale riproduttivo vegetale laddove siano soddisfatte tutte le seguenti condizioni:

a)      il materiale riproduttivo vegetale è messo a disposizione sul mercato in piccole quantitativi da persone diverse dagli operatori professionali o da operatori professionali con non più di dieci dipendenti e il cui fatturato annuo o il totale di bilancio non sia superiore a 2 milioni di EUR;

b)      il materiale riproduttivo vegetale riporta sull’etichetta l’indicazione “materiale destinato a un mercato di nicchia”.

Tale materiale riproduttivo vegetale è nel seguito denominato “materiale destinato a un mercato di nicchia”.

Conclusioni

Circola la notizia falsa secondo cui l’Ue vorrebbe vietare gli orti domestici per favorire le multinazionali. Essa fa riferimento a un regolamento mai approvato che comunque non sarebbe stato applicato ad aziende con meno di dieci dipendenti e di due milioni di euro di fatturato. Dunque, l’Europa non vuole vietare l’orto di casa

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: