In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀAccoltellamentiFemminicidiFilippo TurettaGiovaniGiulia CecchettinInchiesteIntercettazioniOmicidiVenetoVeronaViolenza sulle donne

Paolo Crepet e il padre di Filippo Turetta: «È sbagliato giustificare sempre i figli»

29 Luglio 2024 - 09:54 Redazione
nicola turetta filippo turetta
nicola turetta filippo turetta
Lo psichiatra: i genitori tendono ad annacquare qualsiasi errore dei loro ragazzi

Lo psichiatra Paolo Crepet prova della “pietas” nei confronti dei genitori di Filippo Turetta. Ma quello che ha detto il padre Nicola, secondo il dottore, è lo specchio di una mentalità giustificazionista nei confronti del figlio. Crepet parla in un’intervista al Corriere della Sera: «Partirei dalla pietas, la prima parola che ritengo si debba pronunciare nei confronti di chi si trova nella difficile condizione di questi genitori. Quelle parole del padre al figlio si possono anche comprendere nell’immediatezza dell’arresto, dettate dalla paura del gesto autolesionista. Tuttavia ci sono dei punti su cui bisogna ragionare…». Ma, aggiunge, La mentalità giustificazionista è «diffusissima fra i genitori di quest’epoca nei confronti dei figli. Non illudiamoci che l’atteggiamento del padre di Turetta sia un caso isolato. I genitori tendono ad annacquare qualsiasi errore dei loro ragazzi, lo sfumano, lo triturano, fino a trasformarlo in una poltiglia digeribile. In questo caso, viste le precisazioni e la supplica del padre che ora chiede comprensione, immagino che oggi non parlerebbe più così a Filippo».

Responsabilità condivisa

Crepet sostiene di non essere «dell’idea che il padre debba dirgli “stai lì, ti meriti questo e tanti saluti”. Ma nemmeno dev’essere un prete che dà speranza attraverso la lettura delle sacre pagine. Lui è un padre e deve innanzitutto domandarsi come sia potuto crescere un assassino nella sua casa. Dovrebbe dirgli: “se tu sei qui è anche colpa mia”, questa sarebbe una frase di enorme dignità e civiltà. “Abbiamo sbagliato qualcosa anche noi, non solo tu”. “Che cos’è che non mi hai detto in questi anni?”. E invece gli ha detto “hai avuto un momento di debolezza”. Due anni di martellanti messaggini e il martirio della povera Giulia possono forse essere un momento di debolezza?».

Ma lo psichiatra critica anche l’opportunità di pubblicare l’intercettazione: «Premesso che non ho alcuna competenza sulla questione giurisprudenziale, se non si potevano pubblicare quelle frasi chiudiamo qui l’intervista e mi taccio. Però non svegliamoci oggi con il voyeurismo, che abbiamo tenuto tutti, me compreso, per sei mesi. Ma poi cosa vuol dire voyeurismo? Questi elementi fanno parte dell’analisi familiare, emotiva e relazionale da cui nasce il delitto, come nacquero vent’anni fa Cogne e Novi Ligure e prima ancora Pietro Maso. Questi aspetti vengono a galla dai dettagli, dai colloqui, dalle reazioni. Servono a capire, a contestualizzare».

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti