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Usa, Joe Biden pensa al dopo elezioni (se vince Trump): chiesta la riforma della Corte Suprema e dei limiti all’immunità presidenziale

29 Luglio 2024 - 14:38 Stefania Carboni
Le parole del presidente in un editoriale al Washington Post: «Questo Paese è fondato sul principio che nessuno è al di sopra della legge. Né il presidente degli Stati Uniti, né un giudice della Corte Suprema»

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden chiede una riforma della Corte Suprema e propone un limite di 18 anni per il mandato dei giudici e un codice etico vincolante. Non solo, sulla base del principio che «nessuno è al di sopra della legge», chiede anche il divieto dell’immunità totale per i presidenti, in una mossa che appare come una critica alla recente decisione dei saggi di concedere a Donald Trump l’immunità dai procedimenti giudiziari per atti ufficiali. In un editoriale sul Washington Post, afferma: «Questo Paese è fondato sul principio che nessuno è al di sopra della legge. Né il presidente degli Stati Uniti, né un giudice della Corte Suprema». «La decisione della Corte Suprema di concedere ai presidenti un’ampia immunità dai procedimenti giudiziari per i crimini commessi durante il loro mandato significa che non ci sono praticamente limiti a ciò che un presidente può fare. Gli unici limiti saranno quelli autoimposti dalla persona che occupa lo Studio Ovale», sottolinea Biden. «Se un futuro presidente inciterà una folla violenta a prendere d’assalto il Campidoglio e a fermare un trasferimento pacifico dei poteri – come abbiamo visto il 6 gennaio 2021 – potrebbe non esserci alcuna conseguenza legale. E questo è solo l’inizio», spiega.

«Corte Suprema impantanata in una crisi etica»

Secondo il numero uno della Casa Bianca la Corte «è impantanata in una crisi etica». «Gli scandali che hanno coinvolto diversi giudici – scrive il presidente statunitense – hanno portato l’opinione pubblica a mettere in dubbio l’equità e l’indipendenza della Corte, che sono essenziali per svolgere fedelmente la sua missione di giustizia equa. Ad esempio, i regali non dichiarati ai giudici da parte di individui con interessi nei casi sottoposti alla Corte, così come i conflitti di interesse legati agli insorti del 6 gennaio, sollevano domande legittime sull’imparzialità». Biden parla oramai di una «situazione di violazione», precisando che essendo stato senatore per 36 anni ha «supervisionato più nomine alla Corte Suprema di chiunque altro oggi in vita» e che ha un «grande rispetto per le istituzioni e per la separazione dei poteri».

«Siamo una nazione di leggi, non di re o dittatori»

«In primo luogo, chiedo un emendamento costituzionale chiamato “Nessuno è al di sopra della legge”. L’emendamento dovrebbe chiarire che non c’è immunità per i crimini commessi da un ex presidente mentre era in carica. Condivido la convinzione dei nostri Fondatori che il potere del Presidente sia limitato, non assoluto. Siamo una nazione di leggi, non di re o dittatori», spiega Biden sul Washington Post. E poi, avendo già i limiti di mandato per i presidenti lo stesso dovrebbe valere anche per i giudici della Corte Suprema. Perché «contribuirebbero a garantire che i membri della Corte cambino con una certa regolarità». «Ciò renderebbe i tempi delle nomine più prevedibili e meno arbitrari. Ridurrebbe la possibilità che una singola presidenza alteri radicalmente la composizione della corte per le generazioni a venire. Sono favorevole a un sistema in cui il Presidente nominerebbe un giudice ogni due anni, per trascorrere 18 anni di servizio attivo alla Corte Suprema», ha spiegato il presidente americano.

«Il codice etico attuale è debole»

Infine Biden chiede un codice di condotta vincolante per la Corte Suprema. Perché quello attuale «è debole». «I giudici dovrebbero essere tenuti a rivelare i regali, ad astenersi dall’attività politica pubblica e a ricusarsi dai casi in cui loro o i loro coniugi hanno conflitti di interesse finanziari o di altro tipo. Tutti gli altri giudici federali sono vincolati da un codice di condotta applicabile e non c’è motivo per cui la Corte Suprema debba esserne esente», spiega il numero uno della Casa Bianca in un editoriale, e una proposta, decisamente di rottura.

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