«Non ho detto tutto», ecco perché l’intercettazione di Filippo Turetta che parla con il padre in carcere è finita negli atti dell’inchiesta

Il colloquio di dicembre nell’istituto penitenziario di Montorio Veronese è poi finito sui giornali scatenando polemiche. Ma ci sono due frasi, pronunciate dal giovane, che potrebbero influire sul processo

«Non ho detto tutto». Questa frase, pronunciata da Filippo Turetta autore dell’omicidio dell’ex Giulia Cecchettin, in carcere davanti al padre è diventata importante per i pm. Talmente tanto che, secondo quanto riportato dal Corriere Veneto, l’intercettazione è stata inserita negli atti dell’inchiesta. Una conversazione, quella fatta nel carcere di Montorio Veronese il 3 dicembre scorso, che è poi stata diffusa sui giornali, scatenando polemiche e le proteste, tra gli altri, dell’Unione Camere Penali.


Le frasi e quel gesto con la testa: perché pesano negli atti

Non era nemmeno passato un mese dall’arresto. Turetta, fermato il 18 novembre in Germania per l’omicidio di Giulia Cecchettin, si riferisce, con quella frase, a quanto detto al suo avvocato, Giovanni Caruso. «Non ce la faccio a riferirgli tutto… io non ho detto tutto», spiega il giovane al padre. Un concetto che potrebbe anche far intendere omissioni fatte anche nei confronti dei magistrati. Poi, sottolinea il Corriere del Veneto, c’è un un altro passaggio, quello su cui è montata la polemica. La frase pronunciata dal padre del giovane, nel tentativo di non fargli fare pericolose azioni, come il suicidio. «Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti», sostiene il genitore. Ma il giovane, secondo quanto riportato dai carabinieri, scuote la testa e dice «non è così». Questo, ipotizza il Corriere Veneto, è significativo, perché il ragazzo cerca di «non dare seguito alla suggestione del padre su una possibile incapacità di intendere e di volere».


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